La Bonino non riesce a superare i «se» e i «ma»

Tutti per Bonino. Ma con una sequela di se, di ma, di distinguo che fa onore all’anima «gruppettara» della sinistra. Bonino sarà, come abbiamo scritto ieri, ma che fatica: nemmeno l’insperato esito del sondaggio dell’istituto Crespi, di cui parliamo in altra parte del nostro giornale, che vede l’esponente radicale in vantaggio di un’incollatura su Polverini, serve a ricompattare la galassia che solo per comodità riassumiamo nella definizione di centrosinistra.
E così, nel giorno in cui il vertice del Pd ha di fatto dato il via libera a Bonino, più per stanchezza e per mancanza di alternative che per convinzione, ecco un fiorire di posizioni diverse. C’è chi, come il consigliere provinciale di Sinistra Ecologia e Libertà Gianluca Peciola, pretende dalla candidata in pectore che «faccia chiarezza sui punti di programma e sulla volontà di stabilire un patto con il centrosinistra per i prossimi cinque anni, qualunque sia l’esito delle elezioni». C’è chi come l’assessore regionale all’Istruzione della Regione Marco Di Stefano, invita alla «cautela per non disperdere il voto dei moderati» e chiede di «sostenere la candidatura della Bonino e non subirla» e soprattutto di «capire come ci si arriva a questa candidatura». C’è chi come Roberto Morassut, intervenendo alla direzione regionale del Pd, ammette di non condividere il metodo concui è stata gestita la trattativa per il candidato, e chiede la «convocazione dell’assemblea regionale del partito, per sottoporre al voto in quella circostanza l’appoggio alla candidatura di Emma Bonino».
Ma comunque Bonino sarà. Il giorno dell’ufficializzazione sarà sabato, nel corso dell’assemblea degli eletti.

Ieri è stato il segretario regionale del Pd a chiedere il sostegno alla leader radicale alla direzione regionale. «Un nuovo inizio è possibile», ha detto Bonino uscendo dal colloquio con Pierluigi Bersani. Con questo Pd non solo un nuovo inizio, ma tutto è possibile.

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