Borsa e mercati

Venerdì nero in Borsa, Milano di nuovo maglia nera d'Europa

La Fed e il Tesoro Usa tirano giù le banche e queste le borse. Milano maglia nera, ma i titoli peggiori in Europa sono Credit Suisse, Deutsche Bank e Commerzbank

Venerdì nero in Borsa: banche a picco, Milano maglia nera

Borse europee in rosso in un venerdì 24 marzo deludente per tutti i mercati e estremamente complicato per le banche del Vecchio Continente. Sessione nera per i bancari che alle chiusura lasciavano giù oltre il 5% in media in tutto il Vecchio Continente. Milano perde oltre il 2,2% e si conferma per l'ennesima volta nelle ultime settimane maglia nera d'Europa, conscio il fatto che a Piazza Affari il peso dei bancari sul totale delle attività di borsa è in proporzione maggiore. Ma subiscono perdite pesanti anche Francoforte (-1,66%), Parigi (-1,74%) e Londra (-0,9%). Alle 14.30 Credit Suisse, il "malato d'Europa" delle scorse settimane, perdeva il 6,5%, recuperando poi al -5,19%. La borsa di Zurigo però è la migliore d'Europa, per così dire: perde solo lo 0,8%. Deutsche Bank era al -10% e ha contenuto a poco meno del 7% di perdita, mentre i bancari italiani contenevano perdite diffuse e trasversali in media tra il 4 e il 5%. A fare la differenza sull'Italia l'impatto maggiore delle banche nel totale della capitalizzazione. Dunque il ruolo di maglia nera di Piazza Affari si inserisce in un contesto di generale difficoltà e non segnala un problema Italia.

L'Europa ha subito l'effetto contagio del combinato disposto tra il Tesoro e la Federal Reserve. Nei giorni scorsi dapprima Jerome Powell, presidente della Fed, ha alzato i tassi nella soglia 4,75-5% imponendo un altro salto in avanti dello 0,25% (25 punti base). La Fed, nota Bloomberg, si sta preparando alla recessione: le previsioni lasciano presagire che il Pil Usa "si ridurrà dello 0,2% in media per trimestre per il resto dell'anno, ha detto su Twitter Jason Furman, ex economista della Casa Bianca. Ciò è da confrontare con la crescita media dello 0,5% in quei tre trimestri messa nera su bianco nelle previsioni di dicembre della Fed". A queste notizie si è aggiunto ieri, durante l’audizione al Senato, quello che ha detto colei che di Powell è stata il predecessore ed è l'attuale segretario al Tesoro di Joe Biden, Janet Yellen. L'ex governatrice diventata regista dell'economia Usa ha infatti risposto picche alla prospettiva che il governo americano si prodighi in nuove operazioni di garanzia massiccia dei depositi come successo con Svb e First Republic Bank.

Inoltre

L'economista di eToro Gabriel Debach parla di una "sentenza che ha gelato i mercati, con il Governo che esplicitamente riporta come un assegno in bianco agli istituti finanziari non sia parte dei piani, sebbene nei precedenti commenti si fosse lasciato intendere l’esatto opposto. Comunicazione non chiara che ha portato i mercati ad accelerare al ribasso" trasmettendo fino all'apertura europea di oggi le perdite.

In sostanza sta aprendosi una fase di elevata volatilità in cui le banche troveranno sentimenti contrastanti dalle politiche delle banche centrali e dalle dichiarazioni dei governi. Se per un anno la fase di tassi crescenti ha prodotto un aumento dei proventi da attività ordinaria, oggi c'è il rischio che la stretta, unita all'alta inflazione, faccia pesare di più titoli di Stato e altre obbligazioni nei bilanci e, dall'altro lato, mostri le fragilità delle banche meno strutturate per resistere al nuovo clima economico. Aprendo a una fase di crisi destinata a riverberarsi con un possibile effetto contagio. Le vendite odierne sono fly to quality, verso ciò che oggi è considerato maggiormente risorsa di valore.

Per Debach un segnale viene proprio dagli Usa: i "titoli legati alla crescita continuano a tenere la scena, evidenziando la speranza di una prossima conclusione del ciclo dei rialzi dei tassi statunitensi, con i tecnologici che continuano a sovraperformare il comparto finanziario (+22% a marzo), registrando la migliore performance da gennaio 2009" e dunque lasciando pensare che dalle aziende attive nell'economia dei servizi e nel sistema reale possa venire la spinta per uscire dalle secche.

Ma l'incertezza è alta e l'era del denaro facile e della liquidità premiata sui listini, giorno dopo giorno, sembra allontanarsi sempre di più.

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