Br, altri quattro arresti a Milano Padova, "intimidito" capo della Digos

Sorpresi ad affiggere manifesti di solidarietà con i presunti Br. Indagini anche in Svizzera. Amato: "Le nuove Br non erano isolate". Il leader di An Fini: "Sbagliato criminalizzare la Cgil"

Br, altri quattro arresti a Milano 
Padova, "intimidito" capo della Digos

Milano - Altre quattro persone finite in manette a Milano per l'inchiesta sulle nuove Br. Sono state arrestate con l'accusa di apologia di reato a Sesto San Giovanni. C'è anche la convivente di Massimilano Gaeta, Angela F., tra i quattro arrestati di stamani per l'affissione di manifesti di solidarietà ai presunti neo brigatisti arrestati nei giorni scorsi. Secondo quanto si apprende, la donna, insieme ad altri 3 giovani, stava affiggendo manifesti nella zona di via Dante, a Sesto, nei pressi del centro sociale "La Fucina", già coinvolto nell'inchiesta. A notarli un passante che ha avvertito la polizia. "Terrorista è chi ci affama, non chi lotta affianco dei popoli!!". "Compagni in piedi o morti ma mai in ginocchio". Questo il testo di uno dei volantini appesi a Sesto San Giovanni. Il volantino, un foglio di grandi dimensioni scritto a vernice rossa, senza altri simboli, si trova in via Falck, proprio nei pressi del centro sociale La Fucina.

Chi sono gli arrestati I quattro arrestati di stamani sono Angela Ferretti, 33enne di Sesto, compagna di Massimiliano Gaeta, Silvano Falessi, 40 anni, fratello di un brigatista di lungo corso, Gennaro Ranieri, 27enne, Marzia Matera, 33enne. Matera e Ferretti avevano precedenti per reati legati all'ordine pubblico. Testi relativi alle dichiarazioni rese dagli inquirenti nella conferenza stampa di lunedì scorso sono stati ritrovati nelle tasche di Silvano Falessi. Gli investigatori della Digos stanno ora accertando se il materiale sia riconducibile a quanto apparso su giornali, agenzie, e tv o se si tratti di appunti di «prima mano». Per il momento la polizia smentisce l'ipotesi che l'arrestato abbia potuto partecipare di persona alla conferenza stampa.

Materiale sequestrato Nel corso di una perquisizione dopo i 4 arresti è stato trovato materiale considerato interessante dagli investigatori. Tra l'altro sono stati recuperati alcuni appunti di frasi dette dal pm Ilda Boccassini nel corso della conferenza stampa organizzata in Questura due giorni fa per spiegare i dettagli dell'operazione antiterrorismo. Gli investigatori non hanno precisato dove sia stato scoperto il materiale. Pare, comunque, che fosse nella stessa auto, una Citroen Saxo intestata a uno degli arrestati, Angela Ferretti, la compagna di Gaeta, usata per andare ad attaccare i manifesti.

L'accusa formulata dalla procura "Istigazione a delinquere in relazione a fatti di terrorism"». È questa l'accusa formulata dalla procura di Monza nei confronti degli arrestati. L'udienza di convalida degli arresti è stata fissata per venerdì.

Minacce al capo della Digos Intanto a Padova si registra un attentato incendiario al portone dell'abitazione del capo della Digos di Padova, Lucio Pifferi. Si presume che l'episodio sia avvenuto nella notte. Il capo della Digos, che è anche vicequestore aggiunto, ha seguito le indagini che hanno portato all'arresto della colonna padovana delle Br. Fino a questo momento, secondo quanto si è appreso, non c'è stata nè una scritta nè altra azione di rivendicazione che faccia pensare ad un collegamento tra l'episodio e l'operazione antiterrorismo. «È un fatto - ha detto il questore di Padova, Alessandro Marangoni - sul quale si stanno facendo opportuni e necessari accertamenti di polizia giudiziaria». Il questore non ha fatto alcun collegamento, nè ha voluto sbilanciarsi su ipotesi di investigazione. Secondo quanto si è appreso, l'azione è stata compiuta attorno alle due di oggi ed è stata segnalata da un passante al 113; immediatamente le volanti della questura si sono dirette a casa del dirigente della Digos. Al loro arrivo le fiamme si erano autonomamente già spente. Gli agenti hanno potuto comunque notare che era stato spalmato sul portone della casa e alla base per un fronte di circa 20 metri un miscuglio di benzina ed altre sostanze delle quali, per il momento, non si è potuta accertare la natura. Poi è stato appiccato il fuoco, ma le fiamme non si sono alimentate e si sono spente.

Riunioni a Firenze Sei dei quindici brigatisti arrestati dalla Procura di Milano hanno partecipato a sei riunioni che si sono tenute a Firenze dal 1988 al 2006. Le indagini della Digos fiorentina, impegnate a fronteggiare qualsiasi movimento sospetto, hanno rivelato che sei degli arrestati hanno partecipato negli ultimi anni a incontri nel capoluogo toscano, frequentando centri sociali e ambienti deell'antagonismo fiorentino. Il primo personaggio a prendere parte a una riunione è Andrea Scantamburlo, 42 anni, della Fiom di Padova che arriva a Firenze nel 1988 per prendere parte a una ricorrenza di natura politica. Si passa quindi al 1996 quando Davide Bortolato, 36 anni di Treviso, arriva nel capoluogo toscano per partecipare un appuntamento contro gli americani. Un elemento di spicco, Bortolato, che l'Ucigos e la Digos di Milano ritengono essere il capo dell'organizzazione padovana e l'uomo che ha organizzato il rientro clandestino di Davanzo.

Nel 1999 è segnalato a Firenze un altro leader del gruppo: si tratta di Claudio Latino, 49 anni di Milano, l'uomo che si è dichiarato «prigioniero politico» e che avrebbe progettato gli attentati contro Vito Schivone e contro la sede dell'Eni di San Donato Milanese. Gli investigatori della Digos fiorentina annotano la sua presenza in merito a una riunione che ha per oggetto «la guerra di resistenza in Iraq e la lotta rivoluzionaria».

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