Brera «ritrova» i capolavori dei Carracci

La storia dell’arte è soprattutto storia di uomini: gli artisti con il proprio fascino da un lato, i collezionisti con la loro bramosia di bellezza dall’altro. E l’evento che si è celebrato ieri alla Pinacoteca di Brera, vale a dire il quasi ultimato restauro di tre importanti tele dei maestri Carracci grazie al contributo di Credit Suisse, è il lieto fine di un racconto cominciato nell’ultimo decennio del Cinquecento, proseguito agli inizi dell’Ottocento e culminato appunto con il recupero delle preziose tele. Un ciclo che rappresenta «La Samaritana al pozzo», «Cristo e l’adultera», «Cristo e la Cananea». I tre cugini bolognesi li eseguirono per la quadreria dei Marchesi Sampieri, potentissima famiglia emiliana di giuristi e ambasciatori, che annoverava nella propria collezione i maggiori artisti contemporanei dell’epoca, da Guercino a Guido Reni. La committenza in questione fu opera del giovane abate Astorre, avviato a una luminosa carriera nella curia romana e che incaricò i Carracci della realizzazione di tre storie sacre da affiancare a un ciclo di affreschi raffiguranti «Le virtù di Ercole» per le stanze di Palazzo Sampieri. Chi meglio dei tre cugini bolognesi che avevano da tempo fondato una brillante «accademia» che abbatteva i vezzi del Manierismo in nome di un ritorno all’umanesimo, al disegno dal vero e al recupero di una piena ortodossia nelle rappresentazioni sacre? Annibale e Agostino, i due fratelli del terzetto, realizzarono la «Samaritana» e il «Cristo e l’adultera» (in cui compare in primo piano un giovane avvolto da un mantello, quasi certamente il committente), mentre al cugino Ludovico il compito di dipingere «Cristo e la Cananea». Tre capolavori che l’abate ventiduenne fu ben felice di pagare. Ma eccoci proiettati a due secoli dopo. Storie di uomini e di generazioni, appunto, e si sa che spesso le ultime distruggono ciò che le prime hanno creato e mantenuto. Così fu per l’ultimo rampollo della storica famiglia Sampieri, Francesco, il quale oberato dai debiti e perseguitato dal fisco decise di smembrare la collezione cedendo i sei dipinti più importanti alla pinacoteca di Brera. Tra questi, i tre Carracci che per decenni hanno fatto bella mostra nella sala XXVIII del museo fino a quando il degrado e alcuni interventi azzardati resero necessario un importante restauro.

Ieri, alla presenza della sovrintendente Sandrina Bandera, è stato presentato l’avvenuto salvataggio della seconda tela, «La Samaritana al Pozzo», dopo che il «Cristo e la Cananea» era già stato restaurato qualche anno fa. Tornati a casa i primi due, ora tocca solo all’ultimo. «Un grande giorno - ha detto la sovrintendente - perchè ci restituisce uno dei capitoli più interessanti della pittura italiana».

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