«Mentre cucino, creo. È una sensazione divina, eccezionale. Perché in un piatto ci sono tutte le emozioni: il gusto, lolfatto, il tatto, la vista. E la gola». Giorgio Fragiacomo ha 59 anni e da quando ha perso il posto di amministratore in due aziende di brokeraggio assicurativo ha rispolverato la sua vecchia passione e ne ha fatto un mestiere. «Sono uno chef a domicilio. Cosa significa? Vado a casa delle persone, mi metto nella loro cucina, preparo il pranzo o la cena e poi servo in tavola. Per fare questo lavoro ci vuole forza fisica e passione». Quella che ha ereditato dalla madre e dalla nonna, origini triestine e un istinto per i fornelli che ancora adesso gli fanno riconoscere la fiammella negli occhi dei giovani cuochi. «Insegno in un corso di cucina per i bambini e li riconosco subito quando hanno talento». E poi, con il grembiule e le mani tra i fornelli, Giorgio si sente libero e autonomo, mica come in azienda. «Sono capo di qualcosa, di me stesso. Ho cercato di applicare le mie teorie economiche al cibo e ho tirato fuori tutto ciò che si poteva dal punto di vista imprenditoriale. Ecco come sono diventato uno chef personal. E poi è molto trendy, no?».
Una volta funzionava tutto solo con il passaparola, oggi invece con internet la voce corre molto, ma molto più veloce. «Mettere lannuncio on-line, mi ha assicurato subito un paio di clienti che mi sono valsi un bel lavoretto. Daccordo, ora limpegno varia e dipende dalle richieste. Ma in media riesco a mettere da parte uno stipendio». Lui propone un menù, cucina tradizionale, e di alto livello assicura Giorgio, e i clienti che lo chiamano appartengono ad un target abbastanza elevato. «Di soliti, cucino per dieci persone».
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