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Bush: rinforzi a Kabul. Via in 8mila dall'Irak

Altri 4.500 uomini per rafforzare la lotta contro i talebani in Afghanistan. Lo ha deciso il presidente Bush a pochi mesi dalla scadenza del suo mandato. Al contempo la Casa Bianca fa sapere che da febbraio 8mila soldati Usa lasceranno l'Irak

Bush: rinforzi a Kabul. Via in 8mila dall'Irak

Washington - Gli Stati Uniti richiameranno nei prossimi mesi una parte del loro contingente in Iraq, con tagli complessivi pari a ottomila uomini entro il febbraio 2009. Per contro, 4.500 soldati supplementari saranno inviati in Afghanistan al più tardi per gennaio, in coincidenza con l’avvicendamento tra George W. Bush e il successore uscito vincitore dalle presidenziali Usa, in programma il 4 novembre. Questo nei sommi capi il nucleo del discorso pronunciato oggi dallo stesso Bush davanti alla platea della "National Defense University" di Washington, che gli ha fornito l’occasione per illustrare i piani militari della propria amministrazione nella parte conclusiva del suo secondo e ultimo mandato.

Nel corso dell’intervento, gran parte del quale era stato anticipato già ieri dalla Casa Bianca, il presidente americano ha spiegato che saranno ritirati dallo scenario iracheno un battaglione dei Marines a novembre e una brigata da combattimento dell’Esercito al più tardi in febbraio; nel frattempo anche le unità logistiche di stanza nel Paese arabo saranno ridotte, per un totale di 3.500 effettivi. Un altro battaglione dei Marines che avrebbe dovuto raggiungere l’Iraq il prossimo novembre sarà invece dispiegato in Afghanistan, e a gennaio identica meta alternativa avrà una brigata dell’Esercito che in origine era destinata ad andare nell’ex feudo di Saddam Hussein.

Si tratta insomma di un vero e proprio "travaso" di militari da un teatro bellico all’altro, ottenuto combinando tagli e mancati avvicendamenti da un lato, rinforzi dall’altro. Dalla tribuna degli oratori il capo della Casa Bianca ha spiegato che l’operazione è resa possibile dalle due situazioni sul campo, ben diverse tra loro: rivendicando una volta di più il successo della strategia decisa l’anno scorso, Bush ha sottolineato come il drastico calo della violenza inter-settaria tra fazioni irachene abbia fatto sì che Pentagono e stati maggiori riuniti possano concentrarsi adesso sul teatro afghano, rafforzando gli sforzi per fare fronte a un quadro che, ha ammesso, pone tuttora "enormi sfide".

L’esito dell’invio nel 2007 di ulteriori trentamila soldati in Iraq, specie nelle province a popolazione mista sciita e sunnita, ha indotto dunque gli strateghi Usa a modificare linee d’azione e priorità; la maggior parte dei vecchi rinforzi per l’Iraq sono peraltro stati ritirati ormai dal mese scorso, o da ancora prima.

Bush appare in buona sostanza aver recepito positivamente le indicazioni fornitegli di recente del generale David Petraeus, attuale comandante in capo delle truppe statunitensi nel Paese arabo, che il 16 settembre passerà le consegne al pari grado Raymond Odierno. 

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