C'è pure Saviano, La7 sempre più sinistra

I nuovi palinsesti rafforzano le scelte politiche. Cairo si difende: "Non siamo un partito"

C'è pure Saviano, La7 sempre più sinistra
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Insomma, La7 sarà una terra "di libertà e di indipendenza", come sostiene il suo patron Urbano Cairo, però anche nella prossima stagione arruola tra i suoi volti di punta esponenti del pensiero di sinistra o, comunque, di quella visione progressista radical-chic a cui ci ha abituati da anni. Tra i nuovi conduttori annunciati ieri a Milano durante la presentazione dei palinsesti autunnali, campeggia, infatti, Roberto Saviano, cui la rete affida sei puntate dedicate ovviamente al brand storico su cui ha costruito vita e carriera: la lotta alla mafia. "Per la prima volta - spiega il direttore del canale Andrea Salerno - lo scrittore andrà in esterna, cioè non sarà soltanto a parlare in studio, ma girerà nei luoghi di cui racconterà gli intrecci delinquenziali. Per esempio andrà a parlare con le vittime di mafia". Il programma è intitolato La giusta distanza che sarebbe quella da mettere tra le emozioni di un giornalista e i fatti. Per Saviano, che è protetto da una scorta per le minacce ricevute, "sono state prese tutte le precauzioni necessarie per gli spostamenti" assicura il direttore Salerno e, dunque, può tranquillamente realizzare un programma televisivo e muoversi sul territorio nazionale come fa abitualmente.

Anche Nicola Gratteri, il procuratore più anarchico e battagliero che ci sia, terrà Lezioni di Mafia in quattro puntate, mentre Ezio Mauro, editorialista di Repubblica, torna con due biografie, una su Putin e una su Papa Francesco. Tra le novità, anche l'attore Fabrizio Gifuni con una serata speciale con la collaborazione di Gherardo Colombo sulla storia della loggia massonica P2. Infine, Gerardo Greco, entrerà a far parte della squadra di conduzione di Omnibus. Mentre lascia La7 (forse in direzione Mediaset) un giornalista che da tempo abbraccia una visione più critica come Federico Rampini.

A chi chiede a Cairo se la rete punta ad avere un ruolo di opposizione sempre più pungente rispetto a questo governo e a essere punto di riferimento per l'elettorato di centro-sinistra e la voce del dissenso, il presidente del gruppo editoriale risponde: "Noi non ci posizioniamo da nessuna parte, non siamo un partito, ma una rete televisiva che ha mantenuto la stessa linea con tutti i governi che si sono succeduti, da Renzi, a Gentiloni, da Conte a Draghi e Meloni. E abbiamo giornalisti capaci e indipendenti che invitano soggetti politici di tutti gli schieramenti: a noi fa piacere far sentire punti di vista diversi e vorremmo che gli esponenti governativi accettassero con più solerzia i nostri inviti". Peccato però che la linea editoriale dei programmi - e dunque dell'intero canale - non la facciano gli ospiti, ma gli autori e conduttori. E nella prossima stagione li ritroveremo tutti: da Gruber a Floris, da Formigli a Diego Bianchi a Corrado Augias (oltre che a Cazzullo e Gramellini). Anche Enrico Mentana che nei giorni scorsi aveva movimentato i social con messaggi che potevano far presagire un suo addio. Invece l'altro ieri ha festeggiato in redazione i 15 anni della sua creatura, il TgLa7, assicurando che, per il momento resterà. E Cairo ha ribadito che non esiste alcun problema, neppure politico, con il direttore e che quando lui vorrà è pronto a firmare il nuovo contratto anche se la scadenza dell'attuale è nel 2026. Del resto, qualunque sia la linea editoriale, di certo rende tantissimo in termini di share e di introiti pubblicitari perché è rivolta a un preciso pubblico che si identifica in quelle idee, ha un profilo socio-economico alto e una forte capacità di spesa. Non per nulla, Cairo ha risanato e portato in attivo una tv rilevata con debiti milionari e si aspetterebbe dai redattori del Tg un "ringraziamento" piuttosto che battaglie sindacali.

Nella rete, dove le serate informative sono l'asse portante, restano da mettere a posto alcuni punti del palinsesto: la domenica sera rimasta senza un carattere preciso dopo l'addio di Giletti e la fascia preserale (prima del tg di Mentana), dove il game show di Flavio Insinna Famiglie d'Italia ha fatto quel che ha potuto in termini di ascolti ma non abbastanza, tanto che nella prossima stagione

non verrà riproposto. Si punterà su una serie poliziesca, sempre che non si trovi entro settembre un'idea migliore che prosegua nella linea culturale-informativa rossa che è l'unica che funziona, appunto, su quella rete.

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