«C’è il rischio che la gente non frequenti più il quartiere»

«Io sono contraria, per principio. Vogliamo che Milano sia una città internazionale o che diventi un paesotto come Gorgonzola? Con il centro che ormai è in mano agli extracomunitari che bivaccano e non è più un centro. Se ci tolgono anche questa zona...». Mary Cuccu è la proprietaria di un negozio di abbigliamento davanti al Parco Sempione. Sono sei anni che lavora qui, e della Ztl non ne vuole nemmeno sentir parlare. Anche se non la tocca più di tanto come orari, perché alle 22 di sera la boutique è già chiusa. E però...«Però il Comune avrebbe dovuto pensare ai parcheggi a rotazione per chi viene da fuori. Li aveva promessi e non li ha fatti. Il rischio della Ztl è che si cominci a disertare la zona, e allora s’impoverisce e va contro chi qui ci lavora». Come se non si sapesse, nel quartiere, che in realtà tutta questa battaglia contro la movida è portata avanti da un certo tipo di persone, residenti, comitati. «Io conosco queste persone che si lamentano. La casa? Hanno la tenuta, il castello fuori Milano. Partono il giovedì e tornano il martedì. Stazionano due giorni in città, rompono le balle e ripartono».
Giura la signora Mary che sono gli stessi che qualche anno fa si lamentavano per i drogati e barboni al parco e che si sono presentati da lei perché firmasse un documento contro la movida. «Ma cosa avrei dovuto fare? Dire di sì? Hanno i soldi, vadano in villa. Il valore delle loro case si è quadruplicato, cosa vogliono? Fino a otto anni fa, questa zona era di degrado. I signori che ci abitano lo sanno bene, e però si lamentano sempre e comunque».

Guai a pensare questa zona senza locali, senza gente, senza vita. «Ma insomma, ormai non si può fare più niente a Milano. Io vorrei soltanto che venisse rispettato il discorso dell’apertura mentale. Vorrei che la nostra fosse una città internazionale».

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