«C’è il sistema per guadagnare Ma i listini sono ancora nervosi»

Il 2009 è stato un anno tumultuoso per le Borse mondiali. L’indice che raggruppa le 40 società italiane a maggior capitalizzazione, il Ftse Mib, che a inizio anno era partito sotto quota 20mila punti e a marzo ha raggiunto i minimi a ridosso di 12600, a dicembre viaggia con convinzione sopra i 22mila punti, confermando che la fase rialzista, nonostante qualche momento critico, è tuttora in atto. Secondo Pietro Giuliani, amministratore delegato del gruppo Azimut, «dopo la correzione di circa il 10% di fine ottobre, le Borse sono ora correttamente valutate e nel 2010 ci sono possibilità di un’ulteriore crescita».
Ci sarà la possibilità di guadagnare con tutte le azioni?
«Occorrerà fare delle distinzioni: a guadagnare saranno soprattutto i titoli delle società gestite da un buon management. Quelle che durante la crisi hanno saputo pensare piani di ristrutturazione efficaci, non limitandosi soltanto a tagliare i costi. Insomma, nel 2010, per guadagnare, gli investitori dovranno prestare attenzione ai bilanci, al management e ai piani industriali».
Per la Borsa il 2009 è un anno paragonabile al 2003: dopo i minimi di marzo i mercati sono risaliti. Anche questa volta ci saranno 4 anni di crescita?
«Premesso che non faccio l’indovino, penso ci sia il rischio che la fase positiva si prolunghi meno rispetto a quella del periodo 2003-2007. Al momento il contesto generale è messo in pericolo da alcune "bolle", come quella immobiliare, che in Italia, a differenza di altri paesi europei come la Spagna e degli Stati Uniti, non è ancora scoppiata. Tale contesto renderà i mercati azionari molto più volatili rispetto al periodo 2003-2007».
Dell’economia reale invece che cosa si può dire? È in atto la ripresa come per i mercati finanziari?
«L’economia reale costituisce un altro punto interrogativo dell’attuale scenario, perché alle condizioni delle società quotate in Borsa, in genere le più grandi e capitalizzate, si contrappongono quelle, ben diverse, delle aziende non quotate.

Se infatti le prime non hanno avuto grossi problemi a reperire denaro attraverso aumenti di capitale e/o l’emissione di obbligazioni e anche per questo sono riuscite a far sì che i bilanci tornassero in utile, le seconde hanno avuto enormi difficoltà a ottenere dalle banche i finanziamenti necessari. Il quadro economico, pertanto, vive ancora una fase di profonda incertezza, che spiega anche le tensioni presenti sul mercato del lavoro e il problema della disoccupazione».

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