Calciatore ucciso: la famiglia decise la vendetta

Una vendetta familiare. Il calciatore, 18 anni, Giovanni Montani, giovane promessa del Bari Primavera, è stato ucciso da uomini del clan Montani per aver abbandonato sul campo il procugino Salvatore Montani, ferito dai colpi di pistola sparati da un commerciante che non voleva piegarsi ad una richiesta estorsiva legata alla vendita di un cagnolino. Due mesi dopo il delitto, la squadra mobile di Bari ha arrestato i 2 presunti killer del calciatore: Gaetano Capodiferro, di 27 anni, e Giuseppe Amoruso, di 26. Sono accusati di omicidio premeditato e porto di arma da fuoco, reati aggravati dall'aver favorito un'associazione mafiosa. Secondo l'accusa, fu Capodiferro, cugino di Salvatore Montani, a non perdonare il giovane calciatore che pretendeva dal commerciante un cane. Per intimorire l'esercente, il calciatore avrebbe chiesto l'aiuto del procugino Salvatore, figlio del boss Andrea, detenuto da oltre 15 anni. I due, assieme a tre amici, il 10 giugno 2006, dopo aver giocato a pallone, si presentarono nel negozio di animali del quartiere san Paolo e intimorirono il titolare per avere il cane. Da lì la lite e il colpo di pistola.

Quattro mesi dopo dal delitto, la sera del 29 ottobre, fu assassinato Giovanni Montani, accusato dal clan di fare la bella vita. Le indagini della squadra mobile si concentrarono subito su Capodiferro incastrato anche da intercettazioni.

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