nostAlgia canaglia

“Ma te ce l’hai Volpi e Poggi?”. Il più grande mistero del 1997

L’album delle figurine Dolber irruppe sul mercato contrastando lo strapotere della Panini, ma lo conclusero in pochissimi

Volpi e Poggi rigorosamente mancanti all'appello
Volpi e Poggi rigorosamente mancanti all'appello
Tabella dei contenuti

Tendine di corda che si lacerano, cricca di ragazzini che entra. Pavimentazione rigorosamente low cost, con quel motivo a granella che non ti fa mai capire se per terra c’è sporco o pulitissimo. Zaffate di negroni ad irrorare l’aria pomeridiana. E ciurme di baristi che si sfregano le mani, gettando piogge di chewing gum tra le mani di un’orda di adolescenti sognanti. Non sarà la trama di un noir nonsense di provincia, ma forse quel che è successo nell’estate del 1997 ci si avvicina abbastanza.

Un'estate italiana

Al governo c’è Romano Prodi, ma non gli è ancora venuta la pensata dell’euro. Nelle tasche italiche tintinnano le vecchie lire. Politica, certo, ma parliamo di quel che va per la maggiore nel Belpaese. Che poi, espungendo l’interesse debordante per l’altro sesso, il discorso si riduce al calcio. In quel tempo, del resto la fase storica è biblica, la Serie A è tutt’altro che il tiepido intruglio odierno. Sono gli anni delle Sette Sorelle. Dei campioni che fanno la fila implorando di venire da noi. Dei bilanci traballanti e di Mai dire gol. Internet è ancora il grande assente: la scriminatura storica è interessante, perché significa che servono cumuli di fantasia per comunicare in fretta.

Come quando ci si devono scambiare le figurine. Perché gli album attirano ancora un target scolare che trascorre le sue giornate a passarsi i doppioni sotto al banco, gingillandosi con il pensiero adesivo di finire la raccolta prima degli altri, come se all’impresa corrispondesse una qualche onorificenza.

Una concorrente inattesa per la Panini

Troneggia, sul mercato, la draconiana Panini. Eppure, in quel tempo appunto, irrompe un concorrente inatteso e formidabile: la misconosciuta Dolber. L’intuizione è fenomenale: un album tascabile, solo le 18 squadre di Serie A, solo 11 titolari accuratamente selezionati tramite un metodo comprovatamente scientifico – cioè a caso – e le figurine arrotolate intorno all’involucro rettangolare di gomme da masticare sui toni del rosa, dalle proprietà organolettiche imprecisate. Una miscela deflagrante, per la gioia dei dentisti di tutta Italia.

Tutti, ma proprio tutti, acquistano l’album. Lo possiedono come una propaggine che, al contrario dell’ingombrante e completissimo fascicolo Panini, può essere sfoggiata con disinvoltura in ogni contesto sociale. Da Milano a Randazzo, una nazione intera viene cosparsa da un diluvio di chewing gum, carie, cartacce e doppioni. Fila comunque tutto liscio, fino ad un certo punto. Fino a che, nelle classi, dentro ai bar di paese ed a casa degli amichetti filtra la solenne e fatidica domanda: “Ma te ce l’hai Volpi e Poggi?”.

Volpi e Poggi

Contesto doveroso. Sergio Volpi all’epoca è un mediano vecchio stampo, uno di quei ruvidi factotum che si piazzano lì nel mezzo, randellano e a sprazzi costruiscono. Gioca nel Bari di Fascetti. Paolo Poggi, invece, forma un tridente offensivo effervescente e prolifico, in quel di Udine. Segni particolari: nessuno trova le loro figurine. Nessuno pare riuscire a completare l’album della Dolber, che in palio ha messo ricchi premi: palloni e maglie della Serie A firmate.

La domanda rimbalza senza risposta. In un paese ancora agganciato alla comunicazione via cavo, la notizia potrebbe metterci parecchio a diffondersi; non fosse che tutti ne parlano. Si impennano ulteriormente le vendite. A fine estate chiunque è riuscito a riempire tutti gli slot. Mancano solo loro due. Ad alcuni teenager viene un collasso nervoso. Altri provano ad eludere la malasorte improvvisandosi falsari: ritagliano le foto dal Guerin Sportivo o altri rotocalchi del genere, le appiccicano in modo indegno e sventolano vittoriosi il prezioso libriccino. È una truffetta che dura il tempo di una gazosa stappata.

Truffa o concorso legale

Le famiglie chiedono pietà, ma poi quasi tutti soprassiedono e continuano a sganciare, tanto mica mi mandano in rovina due gomme. Duemila però forse si. Duemila è anche il numero di premi che la Dolber giura di avere riconosciuto in tutta Italia, sfatando il mito delle figurine introvabili. È costretta a uscire allo scoperto dopo che la vicenda giunge addirittura in Parlamento, tramite un’interrogazione del deputato del Gruppo Misto Mauro Paissan, il quale denuncia “un'anomala situazione relativamente alle figurine contenute negli incarti del chewing-gum Campionato di calcio serie A". Paissan circostanzia: "Nei mesi scorsi, infatti, bambini e ragazzi hanno trangugiato una quantità smisurata di gomma da masticare per l'esplodere della raccolta delle figurine dei calciatori 'regalate' nell'incarto della gomma; ma, ciò che ha fatto esplodere la mania, è stata la promessa contenuta nelle figurine, di una maglia della propria squadra del cuore oppure di un pallone di football, a coloro i quali avessero completato la collezione."

A questo punto la Dolber, che si dichiarerà mero distributore, riesce a provare che in effetti duemila premi sono stati consegnati in tutto il Paese: goccia che intride di legalità un’oceanica disperazione. Pare, emergerà in seguito, che alcune figurine fossero state stampate in tiratura limitata: tutto perfettamente legale, verrà provato, perché il Ministero era a conoscenza che si trattasse a tutti gli effetti di un concorso a premi.

Oggi quegli album mutilati si annidano in chissà quali soffitte. Non ci sono più la lira, le Sette Sorelle e le tendine di corda quando entri nei bar.

Però se qualche illuminato nipote li ripescasse, la domanda resterebbe intatta: “Dove sono Volpi e Poggi?”.

Commenti