nostro inviato a Cremona
L’idea è di percorrere la pista al contrario. Partire non dagli scommettitori, ma dalle società di calcio. Verificare, cioè, se ci siano stati accordi tra le squadre per addomesticare qualche risultato. Accordi poi arrivati agli allibratori attraverso le soffiate dei giocatori coinvolti nel «biscotto». È un’ipotesi su cui hanno cominciato a lavorare gli inquirenti, incrociando gli elementi sin qui raccolti con le voci degli informatori, l’andamento del campionato e le eventuali anomalie delle singole partite. Un tema che potrebbe diventare argomento dei prossimi interrogatori e che ha individuato un primo nucleo di interesse investigativo. Gli agenti dello Sco - il servizio centrale operativo della polizia - impegnati nell’inchiesta di Cremona stanno tracciando un quadro che darebbe una nuova prospettiva all’indagine. La domanda è: le presunte combine erano un affare tra giocatori (di calcio e d’azzardo) o anche le società hanno fatto in modo di aggiustare qualche risultato?
È un orizzonte appena tratteggiato, ma che potrebbe entrare a due piedi sulla serie A. Gli inquirenti, infatti, stanno lavorando su un gruppo di sei squadre del massimo campionato: Chievo, Genoa, Bologna, Cagliari, Lecce e Bari. Secondo questa pista, le società potrebbero aver addomesticato gli esiti di alcune partite, soprattutto verso la fine del campionato. Quando i giochi sono fatti, il caldo scioglie l’agonismo e un punto ciacuno può fare comodo. Oppure, quando una sconfitta - a classifica ormai acquisita - non è più una tragedia sportiva. A quel punto - è il ragionamento degli investigatori - chi scende in campo sa che il match andrà a finire in un certo modo. E quell’informazione, una volta uscita dal rettangolo di gioco, vale oro. Se si prepara un «biscotto», insomma, i primi a saperlo sono i giocatori. E alcuni di questi, dietro compenso, potrebbero aver deciso di mettere la soffiata sul mercato delle puntate, raggiunto anche attraverso il lavoro di raccordo svolto da ex calciatori. Quelli che hanno un piede ancora nel mondo del professionismo, e l’altro in quello delle sale scommesse. Un esempio. Gli investigatori stanno cercando riscontri su un gruppo di scommettitori che avrebbe come base operativa un locale in corso Garibaldi, nel pieno della movida di Milano, e che chiama in causa Bobo Vieri. L’intercettazione è del marzo scorso. A parlare è Ivan Tisci, della «banda dei milanesi». Tisci dice che «ieri sera è passato dall’Ibiza (il locale, ndr) e c’era il “Bello” (Bettarini Stefano) e c’erano pure i giocatori del Lecce». Bettarini gli ha scritto in un sms: «Vieni a chiedere a questi del Lecce...». Ancora Tisci: «Vieri dice che tra loro parlano».
Se questa nuova pista dovesse trovare riscontri, sarebbe un nuovo terremoto per la serie A. Il nervosismo della Federcalcio è palpabile. «Non si deve lavorare per sensazioni ma con documenti e atti», ha ribadito ieri il presidente della Figc Giancarlo Abete, rispondendo alle parole del pm di Cremona Roberto Di Martino. Ma Abete, ieri, ha dovuto anche replicare alle accuse di Daniele Quadrini, il calciatore del Sassuolo ascoltato dai magistrati di Roma. Il nome di Quadrini compare in un’intercettazione fra Massimo Erodiani (gestore di alcune ricevitorie in Abruzzo) e Marco Pirani, l’odontoiatra con il pallino del gioco, ora in carcere. La partita è Siena-Sassuolo, e finirà 4 a 0. Ma Quadrini, ora, racconta un’altra storia. «Sassuolo-Siena è stato un incontro perfettamente regolare - dice -. Non ho avuto contatti anomali con nessuno nè prima e nè dopo la partita». E poi, la stoccata contro la Federcalcio. «L’8 maggio scorso denunciai del tentativo di estorsione depositando l’atto alla Procura della Figc. Spiegai che si era in presenza di un fatto gravissimo e che esisteva una banda che era dedita alle scommesse», un esposto, gestito dall’avvocato, per raccontare di un’organizzazione che avvicinava calciatori con lo scopo di «apparecchiare» alcune partite, e di scommesse a cifre anche a quattro zeri. Insomma, la Figc sapeva tutto, e non avrebbe fatto nulla. In serata, arriva la contro replica di Abete. «La procura federale ha avuto la comunicazione dell’avvocato di Quadrini l’11 maggio e aveva fissato per l’1 giugno l’incontro con Quadrini, incontro che poi è stato spostato per quanto è accaduto». Ovvero, gli arresti disposti dal gip di Cremona Guido Salvini.
A Cremona, ieri, sono proseguiti gli interrogatori degli indagati: davanti ai magistrati sono sfilati l’ex calciatore Gianfranco Parlato, il commercialista Francesco Giannone, l’abanese Ismet Mehmeti (ritenuto «referente dell’effettuazione materiale delle scommesse sulle partite di calcio manipolate») e Gianluca Tuccella, il portiere del Cus Chieti
(Serie A2 di calcio a 5) considerato «pedina stabile nella manipolazione di una serie incontri calcistici». Oggi è il turno di Marco Paoloni, il portiere del Benevento divorato dalla febbre delle scommesse e dai debiti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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