Cronaca locale

Caldo insopportabile: i vigili vogliono agli incroci all’ombra

Il sindacato ieri ha chiesto una tregua al comando di polizia municipale: "Niente servizio fisso d’estate. In caso di malore è responsabile il Comune"

Caldo insopportabile: 
i vigili vogliono 
agli incroci all’ombra

I vigili si squagliano al sole. Troppa afa e smog in risalita: ieri il Coordinamento sindacale autonomo ha chiesto ufficialmente al comandante dei ghisa Tullio Mastrangelo di concedere una tregua. Niente servizio fisso agli incroci e ai semafori nei mesi più caldi. Un calo d’immagine, non c’è che dire. Chi pensava agli agenti-machi dovrà consolarsi con gli operai che asfaltano le strade o con i giardinieri che senza fare troppe storie continuano a lavorare sotto il solleone. Diverso è l’avvertimento del portavoce del Csa Roberto Miglio: "Qualora si verificasse qualche malore ai vigili - intima -, riterremo responsabile penale e civile il Comune". Il vicesindaco Riccardo De Corato che ha la delega alla Sicurezza, è avvertito. L’accordo sindacale prevede che gli agenti in servizio sulle strade stiano tre ore su sette a fare il palo agli incroci, per il resto del turno si spostano invece lungo le vie, per dirigere il traffico o multare le auto in divieto. Ora "visto che devono indossare la divisa, il cappello o il casco, si consenta ai ghisa di spostarsi su un’area più ampia anche nelle prime tre ore, senza obbligarli a stare immobili sotto il sole e respirando aria inquinata".
Tant’è, i milanesi (tutti) devono rassegnarsi da oggi a domenica ad un’ondata di gran caldo, prevista su tutta la regione dopo il veloce transito di aria fresca ieri dalle Alpi. Per il 118 in città sono giornate di superlavoro: fino al 20 per cento di chiamate in più rispetto a una giornata feriale normale.
E a proposito di ambiente e salute, ieri il Rapporto Osservasalute stilato dall’Osservatorio nazionale per la salute nelle Regioni italiane mettendo a confronto quindici aree metropolitane (Milano, Torino, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Trieste, Napoli, Bari, Reggio Calabria, Palermo, Messina, Catania e Cagliari) ha piazzato Milano al terzo posto per l’indice di eco-compatibilità, con 6,1 punti nel 2008, con un aumento (del 3,04%) molto più consistente di quello registrato nelle altre province metropolitane. L’indice tiene conto di fattori come acqua, aria, energia, rifiuti, trasporti e verde urbano. Due anni fa l’area metropolitana presentava una bassa densità di centraline per la rilevazione dell’inquinamento: 0,62 per 100mila abitanti, contro un valore medio nazionale di 2,33 e addirittura in calo del 12,68% rispetto al 2003. Performance pessime per le concentrazioni del Pm10, con 111 giorni all’anno con le polveri sottili off limits (il limite consentito è di 35 giorni, la media nazionale era di 61). Bassa nel 2008 la disponibilità di verde urbano, un indicatore importante per la salute dell’ambiente e della popolazione che si misura in metri quadri per abitante: era pari a 16,2 contro un valore medio nazionale di 93,6.
Non tirerà una brutta aria, ma a Milano si vive più a lungo. La speranza di vita alla nascita (i dati si riferiscono ancora al 2005) era di 78,62 anni per gli uomini e 84,26 anni per le donne, contro valori medi italiani di 78,09 e 83,66 anni rispettivamente. Per la prima volta il Rapporto ha esaminato anche i servizi sanitari offerti, con un tasso di posti letto ospedalieri già nel 2005 più elevato della media (39,94 ogni 10mila abitanti contro 38,78). Più alto anche il tasso di personale medico e odontoiatrico, pari a 25,06 per 10.000 abitanti contro i 20,81 del Paese. Il personale infermieristico è di 50,24 ogni 10mila residenti contro un valore medio nazionale di 45,25. Nel complesso Milano, con Torino, Venezia, Genova, Bologna, Firenze e Roma, è tra le sette «città sane» d’Italia, tutte concentrate al centro-Nord e nessuna al Sud.

Dove invece, è la denuncia degli esperti, nessuna si impegna ad aderire ai programmi dell’Organizzazione mondiale della sanità.

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