MilanoMetafora calcistica. «Quattro a zero per noi». Metafora da saloon, «quattro schiaffi». Insomma, «è un anno che i Radicali raccontano di irregolarità nel voto, e ora tentano l’ennesima sortita», ma «ogni volta hanno avuto torto». Per l’appunto, quattro volte. Il governatore Roberto Formigoni ripercorre la battaglia di ricorsi e controricorsi iniziata nel marzo scorso, alla sua quarta elezione. Ora, una nuova inchiesta fa riesplodere la bufera.
Presidente, partiamo dai numeri: 14 consiglieri del Pdl indagati, quasi 800 firme ritenute false. Non un bel quadro...
«È un’ipotesi. La sostanza è un’altra: i Radicali vogliono sovvertire il voto popolare».
Insisto. Ci sono 770 persone che al pm hanno detto: «Quella firma non è mia».
«Non è ancora stato appurato. Proprio per questo è stato aperto un procedimento, per verificare se ci sono state irregolarità. Ed è giusto che sia così. Finora sta parlando l’accusa, poi parlerà la difesa, quindi un giudice terzo che pronuncerà la sentenza. Ma la sinistra ha già emesso la sua sentenza di condanna. Avete sentito le parole arroganti di Pannella? Calma, lasciamo lavorare la magistratura».
Il capogruppo leghista in Regione dice che «quelli che hanno raccolto le firme sono degli inetti, e andrebbero presi a calci nel sedere». Si accoda?
«La raccolta delle firme è compito dei partiti, non del presidente. I partiti che mi sostenevano avevano il compito di fare la raccolta di firme e di garantirne l’autenticità. Vedremo se saranno individuate delle responsabilità. Noi siamo tranquilli. E di certo, a dimettermi non ci penso neanche».
Le sue dimissioni le chiedono i Radicali, Di Pietro dice che se le firme risulteranno false lei decade.
«Ma non sta né in cielo né in terra! Fortunatamente la democrazia sta in quello che decide la gente, non i Radicali o Di Pietro. Se emergeranno delle irregolarità, ne risponderanno i responsabili. Ma non si può sovvertire il voto popolare».
Che poi, senza la Minetti tutto questo caos non ci sarebbe stato...
«Non è così. A suo tempo, mi era stato detto che il listino era stato chiuso otto-dieci giorni prima per avere il tempo per raccogliere le firme. A me, il nome della Minetti era stato fatto una ventina di giorni prima. Non è vero che il suo nome è spuntato all’ultimo momento».
A posteriori, la presenza della Minetti non le ha creato più imbarazzi che altro?
«Ho sempre detto che non approvo il listino bloccato. Tutte le candidature devono sottomettersi alla valutazione del popolo elettore. Il premio di maggioranza è necessario, certo, ma non ci possono essere dei posti per dei “pre-eletti”. Ma siccome la legge è così, ce la teniamo. Ho già proposto di cambiarla, e lo faccio di nuovo».
Torniamo nei tribunali. Il Consiglio di Stato potrebbe annullare le sentenze del Tar a voi favorevoli, proprio alla luce dell’ultima inchiesta.
«Ho piena fiducia nel Consiglio di Stato, non ho dubbi che garantirà la democrazia. Perché questo è il punto: siamo in presenza di un attacco alla democrazia, che è il baluardo della dignità di un popolo».
Si sente preso di mira?
«Certamente sì. Viviamo perennemente sotto attacco, Berlusconi, Formigoni, il centrodestra, il Pdl. Le regole che valgono per gli altri non valgono per noi. Io ho vinto le elezioni con 2 milioni e 600mila preferenze. Il consenso popolare è stato chiarissimo, ma loro - comunisti e Radicali - non si rassegnano».
In realtà, mi riferivo al suo partito...
«Il partito è unito e compatto.
E con Podestà tutto bene? Qualche giorno fa, è uscita una sua intervista a freddo proprio sul tema delle firme false...
«Con Podestà è tutto tranquillo. Io non ho motivo di dispiacermi dell’operato di nessuno».
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