da Caracas
Il governo venezuelano ha celebrato con una sfilata militare nelle strade di Caracas il quindicesimo anniversario del tentativo di colpo di Stato fallito guidato da Hugo Chavez quando era tenente colonnello dei paracadutisti.
Indirizzandosi ai soldati e al pubblico prima della sfilata, il presidente del Venezuela ha definito il golpe mancato del 4 febbraio 1992 «un lampo che ha illuminato l'oscurità» e ha riaffermato la sua volontà di trasformare il suo Paese in uno Stato socialista. «Quindici anni dopo, noi siamo là: il popolo e i soldati insieme» ha dichiarato Hugo Chavez, vestito con la sua uniforme militare e il suo berretto rosso da paracadutista. Prendendo non casualmente a prestito una formula di Fidel Castro, ha aggiunto: «La patria, il socialismo o la morte!»
Diverse migliaia i venezuelani che hanno sfilato per le strade di Caracas per celebrare l'anniversario del golpe, sventolando bandiere nazionali e scandendo slogan pro Chavez.
Oltre 80 civili e 17 militari erano stati uccisi durante il tentativo di colpo di Stato di Hugo Chavez. Poi i militari leali al presidente allora in carica, Carlos Andres Perez, riuscirono a riprendere il controllo dello Stato.
Non tutti in Venezuela hanno accolto favorevolmente la discutibile iniziativa di Chavez. Il «Comando nazionale della resistenza» ha sporto denuncia presso la Procura generale della Repubblica contro il presidente, il ministro della Difesa Raul Baduel e quello della Comunicazione William Lara, nonché contro alcuni dirigenti dellesercito, per istigazione a delinquere. Appare peraltro assai improbabile che la magistratura dia ragione allopposizione.
Proprio nel suo discorso celebrativo del fallito golpe del 1992, Chavez ha sottolineato che «le armi in dotazione delle Forze armate servono a costruire il socialismo, sogno e mandato del popolo». Per poi aggiungere, lasciando ben poco spazio allambiguità, che «la rivoluzione è pacifica ma non disarmata».
Inutile quindi che lopposizione democratica venezuelana si faccia illusioni: dopo lattribuzione a Chavez da parte del Parlamento dei pieni poteri sulle principali materie di governo, le rimanenti vestigia delle libere istituzioni appaiono destinate a un progressivo svuotamento, e il destino del Paese, in unubriacatura retorica di stampo ora «socialista» ora «bolivariano», appare segnato.
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