É vero, non si vive di solo pane: il venticinque per cento dei nostri soldi li usiamo per comprarci il companatico. Per la tavola in generale si spende infatti quasi un euro su quattro. Gli acquisti di generi alimentari e di bevande ammontano complessivamente a 215 miliardi di euro all'anno: 144 per mamgiare a casa, 71 per cenare fuori. E' quanto ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini in riferimento alla divulgazione dei dati Istat sul reddito e risparmio delle famiglie, in occasione della tavola rotonda sullo studio Nomisma relativo alla "Filiera Agroalimentare" promossa da Ancd Conad e Federalimentare.
Intanto i prezzi degli alimenti aumentano dal campo alla tavola in media di cinque volte ed è quindi necessario intervenire per interrompere un trend che impoverisce cittadini e imprese agricole in un difficile momento di crisi economica. Le cause della moltiplicazione dei costi sono da imputare, per sei italiani su dieci, a tutti i passaggi intermedi ma, secondo una indagine Coldiretti/Swg svolta nell'ottobre 2009. una percentuale elevata di consumatori accusa anche i ricarichi eccessivi applicati dalla distribuzione commerciale e le speculazioni. Stando all'indagine, per il 47 per cento degli italiani la soluzione migliore da adottare per contenere questa moltiplicazione sarebbe quella di incentivare gli acquisti diretti dal produttore agricolo o nei farmers market, mentre il 38 per cento ritiene che occorra promuovere la presenza di prodotti locali e di stagione sugli scaffali di negozi e supermercati.
«Il nostro progetto punta ad offrire prodotti alimentari al cento per cento italiani firmati dagli agricoltori e al giusto prezzo - ha affermato il presidente della Coldiretti - . Questi prodotti saranno offerti tramite la più estesa rete commerciale nazionale che coinvolge i mercati di campagna amica, i punti di vendita delle cooperative, i consorzi agrari, gli agriturismi e le aziende agricole, ma interesserà anche la rete della ristorazione a chilometri zero e la distribuzione che intenderà partecipare». Lo studio Nomisma evidenzia le inefficienze presenti lungo la filiera in termini di maggiori costi energetici, del lavoro o amministrativi nei confronti dei concorrenti stranieri. Ma, a differenza di quanto accade per gli altri settori all'interno della filiera, i prezzi di vendita dei prodotti agricoli sono decisi a livello internazionale, mentre i costi sono quelli nazionali.
E che problemi esistano nelle fasi successive della filiera lo dimostra il fatto che i consumatori italiani non beneficiano della forte riduzione dei prezzi agricoli che rischia invece di provocare l'abbandono delle campagne, con il crollo delle quotazioni alla produzione.
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