Caso Olaf, Bruti Liberati si assolve con una gaffe

La sua difesa con una lettera della Procura di Milano. Irritazione in Europa

Alessandro M. Caprettini

da Roma

«Stupore», ma anche una non troppo larvata minaccia di passare alle vie legali. Davanti alle accuse piovutegli addosso all’improvviso da Bruxelles, Edmondo Bruti Liberati non è rimasto con le mani in mano. Il 28 febbraio scorso ha inviato una lunga lettera al suo successore alla presidenza del Comitato di Sorveglianza Olaf, la signora Rosalind Wright, la quale aveva stigmatizzato con toni aspri, davanti agli europarlamentari della commissione Bilancio (CoCoBu), la lunga fuga di notizie riservate che aveva avuto luogo negli anni precedenti.
Il Procuratore aggiunto di Milano ha protestato in toni molto risentiti contro le affermazioni fatte dal suo successore che «hanno evocato direttamente il Comitato di Sorveglianza come fonte delle fughe», facendo poi presente in termini perentori che di quelle frasi «e della loro divulgazione» la signora Wright «si assume tutta la sua responsabilità». A Lussemburgo, sede del Comitato di Sorveglianza, la lettera naturalmente, non è piaciuta granché. Ma non solo per questi toni. In primo luogo si sono storte molte bocche quando si è notato che la missiva era stata scritta su carta intestata della Procura milanese (la vicenda vede implicato Bruti Liberati in quanto ex-presidente della Sorveglianza Olaf, non come magistrato italiano), e ancora perché in essa c’è un passaggio che ha fatto sobbalzare i funzionari degli uffici anti-frode.
Bruti Liberati infatti puntualizza minuziosamente su una serie di indagini da lui ordinate sulle fughe di notizie - che, spiega, erano peraltro già iniziate prima che lui prendesse la guida del Comitato - e fa presente come non si fosse approdato a nulla di certo e di rilevante. Rileva di aver sempre risposto alle richieste di chiarimenti che gli venivano sottoposte e ad un certo punto spiega che, rispetto ad una serie di notizie riservate apparse sulla stampa verso la fine del 2005, di altro non si trattava che di sunti di «schede di sintesi» che erano state distribuite ai membri della CoCoBu nel corso di una audizione del Comitato di Sorveglianza presso quell’organismo.
Solo che, l’articolo 8 del regolamento cui sottostanno tanto l’Olaf che il Comitato vieta espressamente che si facciano «schede di sintesi» e che soprattutto vengano distribuite all’esterno. E non è tutto. Anche la Corte dei Conti Europa, nel suo più recente rapporto sull’Olaf fa menzione di queste «schede di sintesi» fatte dal Comitato, mostrando poi non poca meraviglia per il fatto che non fossero messe a conoscenza dei vertici dell’organismo anti-frode.
Rosalind Wright, comunque, non ha aspettato a sua volta a rispondere per le rime a Bruti Liberati, in poche righe. Il nuovo presidente del Comitato di Vigilanza fa presente al suo predecessore di «aver soppesato le sue parole davanti alla CoCoBu con particolare cura» e che il fatto che materiale riservato sia uscito dagli uffici della Vigilanza o dal suo segretariato, negli anni precedenti, «è assolutamente incontrovertibile». Non ho fatto comunque alcun nome, fa ancora presente la Wright, perché «l’identità della persona o delle persone responsabili per la fuga di notizie è oggetto di una indagine».
Indagine che l’Olaf ha ufficializzato la settimana scorsa e che - stando ai sussurri di corridoio - potrebbe non durare a lungo visto che se sono un centinaio le persone da ascoltare, sono molte meno quelle su cui si possono nutrire concreti sospetti. E intanto la vicenda - dopo le rivelazioni del Giornale - sta sollevando polemiche a Bruxelles.

Di ieri la richiesta di «risposte certe» sulla questione da parte del capogruppo azzurro all’Europarlamento Antonio Tajani il quale ha notato anche come fin troppo spesso ci siano state fughe di notizie dal tribunale di Milano e, ancora, l’annuncio di una interrogazione al presidente dell’Europarlamento di Roberta Angelilli (An) su una vicenda «grave ed inquietante».

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