Caso Rossa, «Guido che sfidò le Br»: il sindacalista abbandonato dalla Cgil

All’anteprima del film con Massimo Ghini nel ruolo dell’operaio ucciso dai terroristi c’era anche la figlia Sabina

da Milano

Comunque è una disfatta. Immaginatevelo: Brad Pitt, l’uomo più concupito del mondo, il biondino più calendarizzato dell’Occidente, che conta uno dopo l’altro 660 riconoscenti dollari dopo una mezz’oretta di ginnastica con una prostituta. Per di più: l’aveva contattata dopo aver letto su di un giornaletto che era in grado di offrirgli «caldi massaggi». E comunque: «Non è stato nulla di particolare. Si è infilato il preservativo e la cosa è finita rapidamente. Nel suo bagno ho anche sniffato cocaina».
Caspita.
Lo assicura Olivia, una escort americana di altissimo bordo (dice lei) che però non spiega se al tempo Brad si era già «angelinizzato» oppure no. Comunque, con la collega Amanda (che vanta vent’anni di onorata carriera) Olivia ha spiattellato peccati e peccatucci sessuali di una generazione di vip nell’imminente libro Hooking up: You’ll never make love in this town again again. Naturalmente per tutti i racconti impilati nel volume bisogna usare il condizionale, anche se l’editore giura e spergiura che «ci sono rivelazioni talmente sensazionali che, prima dell’uscita, abbiamo preferito mantenere il segreto». Più che le rivelazioni, è la sincronia dell’annuncio a far dubitare: negli States siamo in tempo di elezioni e il fine, si sa, giustifica ogni mezzo. Infatti nell’elenco di clienti da marciapiede spunta pure il governatore della California Arnold Schwarzenegger, casualmente impegnato in campagna elettorale. Altrettanto casualmente, i repubblicani sono nei guai fino al collo per i messaggi osée inviati dal loro deputato Mark Foley a un adolescente e quindi queste paginette arrivano al momento giusto.
Comunque.
Sfogliando Hooking up, saltano fuori innanzitutto i nomi prevedibili, quelli che non c’era bisogno di tanta immaginazione per saperlo: Dan Aykroyd, per esempio, e anche l’atletico Laurence Fishburne. Poi Kevin Costner, che se lo immagini in attesa di una squillo fa ancora più tristezza di quanto ormai faccia al botteghino. E Jack Nicholson, tutto sommato già reo confesso. Un po’ più inaspettato, ma mica tanto, è Kevin Federline che nessuno conoscerebbe se non fosse il tormentato marito di Britney Spears: anche lui, quando può, sfoglia i 660 dollaroni post coitum. Insomma, al di là di questo o quel nome inatteso, le considerazioni finali sono sempre le stesse: a) non è tutto oro quello che luccica; b) se luccica a Hollywood, difficilmente è oro.
Discorso a parte per Aaron Spelling, un famosissimo produttore televisivo americano, per decenni una garanzia di successo, di share, di qualità. Secondo Olivia e Amanda (nomen omen), pagava le prostitute per farsi rimirare mentre faceva l’amore con sua moglie. Piccolo particolare: Spelling è morto a giugno, complimenti alla discrezione.


Però «quella che raccontiamo è solo la punta di un iceberg» come sostiene Carly Milne, ex pubblicitaria dell’industria porno e collaboratrice del volume. Tutto goloso e forse anche vero. Ma siamo sicuri che sia così sorprendente?

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