Focus sulla cassa integrazione in Lombardia. Nel secondo trimestre del 2010 il ricorso agli ammortizzatori sociali ha segnato per la prima volta un calo del 16,5 per cento rispetto al primo trimestre dellanno. Si è passati cioè da 98.738mila ore a 82.892.000. I dati sono diffusi dalla Cisl lombarda che sottolinea tuttavia come questo calo sia determinato «da andamenti differenziati e da tendenze in ogni caso preoccupanti in prospettiva». Il dato spiegano «è prodotto da un calo di un terzo dellutilizzo della Cigo (da 42milioni e 500mila ore a 28milioni e 300mila), dal calo del 19,5 per cento della Cassa straordinaria (29milioni di ore contro i 36 del trimestre precedente), ma da un netto incremento della Cassa in deroga che raggiunge, per numero di ore autorizzate, gli stessi livelli della ordinaria e della straordinaria, toccando oltre 25 milioni di ore autorizzate.
La cassa integrazione in deroga aumenta soprattutto nel settore industriale (è raddoppiata per questo comparto tra il primo e il secondo trimestre), segno che molte aziende medie e grandi hanno terminato gli ammortizzatori tradizionali e sono state costrette a passare al regime di deroga per non procedere ai licenziamenti. Cresce, tra laltro, nel settore dellartigianato che, con 11milioni di ore su 25 chieste in complesso in questo secondo trimestre, continua ad essere il massimo utilizzatore.
Lecco, Lodi e Pavia sono le 3 realtà in cui complessivamente luso degli ammortizzatori è in crescita anche nel secondo trimestre, mentre Bergamo, Como e Milano sono i territori in cui il calo delluso degli ammortizzatori è più sensibile e incisivo rispetto alla media regionale.
Tra i settori produttivi è quello metalmeccanico che continua a utilizzare la metà di tutti gli ammortizzatori erogati in Lombardia, ma con un calo complessivo del 24 per cento tra un trimestre e laltro (superiore alla media del 16 per cento), mentre un incremento rispettivamente del 19 per cento e del 40 per cento è attribuito ai settori del legno e delledilizia, certamente colpiti ancora in modo deciso dallo sviluppo della crisi. Per il settore moda il calo è in linea con la media regionale, più contenuto (del solo 8 per cento) quello nel settore chimico.
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