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La censura corretta non ci farebbe più regalare questi romanzi

Sessismo, razzismo, discriminazione e linguaggio offensivo: pochi si salvano

La censura corretta non ci farebbe più regalare questi romanzi

È facile dire: per Natale, regala un libro. Ma quale libro? Prendete Roald Dahl, un classico della letteratura per bambini: La fabbrica di cioccolato, Il Ggg, Le streghe, Matilde, Gli sporcelli... Ebbene, nemmeno lui è rimasto esente dalla censura del politicamente corretto. Dahl, un figlio dell'Impero, in vita aveva opinioni controverse su vari argomenti (fra cui le differenze di etnia e di religione, diciamo così) e negli ultimi anni la sensibilità woke, che talvolta si traduce in censura, ha preso di mira anche lui; poiché Dahl era uso ricorrere a parole esplicite come "grasso" (ricordate il ragazzino viziato della Fabbrica di cioccolato?) o "brutto" o "pazzo" o a cedere a forme di discriminazione, come ad affibbiare a certe donne l'appellativo di "streghe"... Insomma l'editore inglese Puffin, d'accordo con gli eredi dell'autore, ha deciso di intervenire sulle sue opere, per apportare delle modifiche; e così potremmo regalare un libro di Roald Dahl, ma solo "purgato".

E se questo genere di "correzioni" si estendesse anche agli altri romanzi che, nel corso dei secoli, non si sono preoccupati di non infastidire nessuno, di non essere inclusivi, di non discriminare alcuna minoranza, che cosa succederebbe? Succederebbe che molti autori non potrebbero finire sotto l'albero. Qui abbiamo provato a immaginare alcuni dei possibili esclusi. Se può sembrare uno scherzo, sappiate che non è così: infatti, come dimostra il caso di Dahl, alcune di queste opere sono già state censurate, o sono comunque finite nel mirino dei sostenitori della cancel culture (uno dei pochi ossimori grottescamente infecondi).

Per rimanere nell'ambito della letteratura per ragazzi, un'altra icona apparentemente innocua, ma in realtà scorrettissima, è Pippi Calzelunghe. Proprio lei, la ragazzina inventata da Astrig Lindgren che ha fatto le scarpe al femminismo decenni fa, simbolo di libertà e ribellione, sarebbe colpevole di trasmettere un linguaggio poco corretto, per non dire addirittura razzista (il padre, il capitano Efraim, specialmente, in quanto "re dei n..." abitanti dell'isola di Taka-Tuka). Chiaramente non è una espressione che useremmo più, perché offensiva per la cultura di oggi; ma questo non significa che una paladina del peace and love volesse insultare... Poi c'è Harry Potter, il maghetto che salva tutti, che è in guerra contro il male, che è sempre pronto a difendere i più deboli e a combattere i potenti e i prepotenti: che dire della Signora Grassa ritratta nella Torre di Grifondoro? O dei bulli di Serpeverde, Goyle e Tiger, gli scagnozzi di Draco Malfoy? Forse il Castello di Hogwarts andrebbe rivisto secondo i criteri woke; del resto, J.K. Rowling è stata minacciata e insultata per le sue posizioni contro l'ideologia del gender che discrimina le donne...

Ma c'è un altro classico che di solito si legge a scuola, Il buio oltre la siepe, a essere considerato oltraggioso, poiché metterebbe in campo una visione "paternalistica" e, sotto sotto, razzista, poiché tocca all'avvocato bianco Atticus Finch svolgere il ruolo del salvatore e ripulire così le coscienze di un intero Paese. Insomma Atticus è colpevole perché difende un uomo di colore accusato ingiustamente in uno Stato ancora razzista come l'Alabama degli anni Trenta... C'è da dire che il romanzo di Harper Lee è riuscito nell'impresa non semplice di mettere d'accordo gli opposti estremismi; infatti negli Stati Uniti anche gli ultraconservatori hanno chiesto in varie occasioni di toglierlo dagli scaffali delle biblioteche scolastiche, perché tratta troppo esplicitamente il tema del razzismo. La stessa accusa di affrontare argomenti delicati in termini troppo espliciti, sempre da parte della censura ultraconservatrice, è toccata anche ad altri romanzi, come L'occhio più azzurro di Toni Morrison (prima afroamericana a vincere il Nobel per la letteratura), a Maus di Art Spiegelman (troppo violento nel descrivere i lager nazisti, che erano notoriamente dei luna park) e a Il racconto dell'ancella di Margaret Atwood.

La capacità dei paraocchi dell'ideologia di capovolgere il significato della realtà, o di un'opera, è l'arma segreta del pregiudizio. Quello woke non fa eccezione. Per esempio, a essere considerato "razzista" è stato perfino John Steinbeck, che in Uomini e topi denuncia proprio la segregazione razziale e la discriminazione nei confronti delle donne, ancora forti nell'America degli anni Trenta. E anche Huckleberry Finn non sarebbe un libro "corretto" da regalare, perché Mark Twain, uno dei più noti critici del razzismo negli Stati Uniti dell'Ottocento, usava la "parola con la n" e nel suo capolavoro ha riproposto "stereotipi" razziali.

Figuriamoci che cosa potrebbe dire qualche ultrà woke di Robinson Crusoe, o di Kipling e della sua poesia Il fardello dell'uomo bianco, o di Shakespeare con i suoi "mori" gelosi, il suo Calibano deforme, il suo Shylock usuraio (o forse le discriminazioni nei confronti degli ebrei sono ritenute meno gravi dai campioni della cancel culture...)... Oppure di Joseph Conrad e del suo capitano Kurtz, corrotto e violento, l'anima più nera del Cuore di tenebra dell'Europa colonialista, che vorrebbe sterminare i "bruti" che sfrutta. Perfino Agatha Christie, si sa, è stata censurata, per Dieci piccoli indiani...

E poi le donne, ahi ahi, altro che metoo: basta sfogliare un romanzo di Henry Miller, quante femmine trasformate in oggetti sessuali, e dire che è uno dei pilastri del Novecento americano... Tropico del cancro, Tropico del capricorno, Primavera nera, Sexus, Giorni tranquilli a Clichy: tutto da redimere. E le Puttane per Gloria di William Vollmann? Sono accettabili? E la misoginia di cui hanno accusato per anni Philip Roth, con il sesso del Lamento di Portnoy, sarebbero possibili in un romanzo contemporaneo? O pensiamo a un "macho" come Ernest Hemingway... E poi non si può dimenticare la disturbante Lolita, esempio scorrettissimo, maschio predatore, ragazzina minorenne, e dire che Azar Nafisi, la paladina delle donne iraniane, ha fatto di Vladimir Nabokov l'autore simbolo della sua battaglia per la civiltà e per la libertà, di espressione e di vivere.

E poi ci sono due campioni della scorrettezza come Bret Easton Ellis, che offre sesso e violenza al pubblico dai tempi di American Psycho in giù, fino a Bianco, che è proprio una ribellione al dominio del bigottismo woke e alla "discriminazione al contrario" subita dal maschio bianco etero, una minoranza senza diritto a tutele speciale; e Michel Houellebecq, il provocatore per eccellenza della nostra epoca, che è buono per qualsiasi accusa (perversioni sessuali, razzismo, discriminazione religiosa).

Bisogna dire che, stringi stringi, perfino Omero non passerebbe al vaglio della censura woke, e nemmeno la Bibbia (troppa violenza, troppo paternalismo, troppo razzismo, il gender figuriamoci...). E probabilmente, censurando meglio, anche il politicamente corretto potrebbe essere corretto ancora un pochino. Fino al silenzio.

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