Roma

Le ceramiche di Deruta «in vetrina» a via Margutta

Esposto un copioso numero di manufatti simboli di una tradizione plurisecolare

Lucio Filipponio

La dead-line da rispettare è di 940 gradi. La zona liminale entro cui gli artisti della ceramica danno vita alle loro creazioni: ad una temperatura anche minimamente inferiore o superiore il pezzo «crepa». Fino al 23 dicembre presso la Galleria D’Amico, in via Margutta 81, viene esposto un copioso numero di ceramiche simbolo della secolare tradizione artistica di Deruta, un piccolo gioiello culturale oltre che paesaggistico dell’Umbria. Questa mostra vuole essere solo la prima tappa di un percorso, attraverso le capitali artistiche europee, ideato da Arturo Simonetti e finalizzato a presentare un prodotto divenuto sinonimo di qualità del made in Italy. La ceramica artistica e tradizionale di Deruta rappresenta una parte essenziale ed unica al mondo del patrimonio culturale del Paese ed è riconosciuta a livello internazionale come una delle espressioni creative più alte del settore delle arti applicate. «La mostra intende accompagnare i visitatori in un viaggio nel tempo e nei colori delle preziose decorazioni presenti nella ceramica artistica di Deruta. Attraverso le ceramiche - spiega Simonetti - si colgono gli elementi della vita quotidiana e i cambiamenti del gusto decorativo, a partire dalla arcaica produzione medievale, attraversando i fasti rinascimentali e arrivando alla tecnica odierna, che sintetizza l’antica esperienza con la sperimentazione, l’arte con la tecnologia».
Così, una produzione nata per creare oggetti di uso quotidiano si traduce in arte grazie alla maestria degli artigiani che trasfigurano l’argilla inerte in veri capolavori.
Ma cosa rende le ceramiche esposte vere e proprie opere d’arte, pezzi unici dal fascino inimitabile? La risposta va rintracciata nelle pregiate materie prime utilizzate, dalla polvere di colore all’oro, al rubino ed al platino per le decorazioni; nelle secolari tecniche di lavorazione impiegate, fino a tre cicli produttivi (foggiatura, incisione, prima cottura; smaltatura, decorazione, vetrificazione, seconda cottura; applicazione dei metalli preziosi, terza cottura); nella cura artigianale profusa al lavoro eseguito a mano.
Sulla sapiente mescola di questi elementi ed una buona dose di fortuna si regge, in precario equilibrio, l’architettura di questa antica arte. Una sbavatura qualsiasi dai precisi dettami imposti dall’esperienza, tramandata fin dal 1290 d.C., vanifica intere giornate di lavoro.


Una mostra come evento di promozione, ma anche come strumento di lotta al mercato del falso: basti pensare che un intero distretto di Shanghai, terra della contraffazione, è stato ribattezzato Deruta.

Commenti