Ah, il Premio Strega. Se non ci fosse, ma per fortuna c’è, bisognerebbe inventarlo subito, perché ogni anno lascia intravedere uno spaccato divertente dell’editoria italiana. Piccinerie, narcisismo, presunte ribellioni, schieramenti, grandi manovre, a volte perfino duelli «intellettuali» che finiscono dritti dritti nell’insulto da trivio. Significativo l’anno scorso lo scambio di carinerie fra i contendenti Tiziano Scarpa e Antonio Scurati. Il primo, vincitore per un voto, disse del secondo: «Un autore pop costruito attraverso una strategia propagandistica e pubblicitaria che va avanti da anni». Il secondo, dopo aver precisato di non avere nulla a che fare con le «polemiche basse e volgari», disse del primo: «Buffone di corte».
Il Premio ha i suoi riti. Il lancio con mesi di anticipo del nome da bruciare: nel 2009 alle idi di marzo fu incenerito Daniele Del Giudice, quest’anno è toccato a Walter Veltroni, autore di Noi. (A proposito, ma sarà vero che qualcuno aveva pensato di candidarlo? O era uno scherzo, rilanciato come tale da qualche redazione culturale, e incredibilmente preso sul serio da tutti? Solo la rassegna stampa può dare una risposta...). Il rivoltoso che si autocandida, anche contro la volontà del proprio editore. L’anno scorso toccò a Scurati, il quale, a dire il vero, si autocandidò dieci minuti prima di essere candidato ufficialmente da Bompiani (gruppo Rcs). Quest’anno tocca a Rosa Matteucci (Tutta mio padre, Bompiani), la quale, a differenza del predecessore, va davvero in solitudine, nonostante sia presentata da due giurati di peso come Antonio Tabucchi e Piero Gelli.
Ora, non vi racconteremo chi è favorito, cioè Silvia Avallone (Acciaio, Rcs) e Paolo Sorrentino (Hanno tutti ragione, Feltrinelli), per altro con due bei libri, né vi ripeteremo che lo Strega è gestito con logica da manuale Cencelli e quindi quest’anno il gruppo Mondadori in teoria non potrebbe vincere visto che ha portato a casa le ultime edizioni (peccato perché l’eventuale candidato Canale Mussolini di Antonio Pennacchi è validissimo). Non ve lo diremo, perché noi vogliamo solo contribuire a uno dei riti dello Strega, quello della «operazione trasparenza», lanciata con regolarità impressionante, quattro volte negli ultimi dieci anni, al fine di fugare ogni dubbio di combine, pastetta, biscotto, inciucio che dir si voglia. Sul sito del Giornale oggi quindi troverete l’elenco completo dei 400 giurati, anche detti «Amici della Domenica», cioè coloro che decidono chi concorrerà e soprattutto chi metterà in bacheca il premio. Un compito importante, visto che la vittoria vale circa 40mila copie vendute sulla fiducia; e se il passaparola si mette o rimette in moto, il romanzo può arrivare molto in alto.
La lista è piuttosto romanocentrica, nonostante l’industria sia tuttora in prevalenza al Nord. Il mondo dell’editoria risponde presente all’appello: tutti o quasi hanno qualche rappresentante in lista, si va da Rosellina Archinto a Elisabetta Sgarbi (Bompiani) passando per altri nomi importanti come Ginevra Bompiani (Nottetempo), Calasso (Adelphi), Carpinelli (Fandango), Gherardo Colombo (Garzanti), Dalai, Cesare De Michelis (Marsilio), Di Giuro (Bonnard), Fazi, Feltrinelli, Formenton, Franco (Einaudi), Franchini (Mondadori), Giunti, Mauri (Gems), Mondadori, Sellerio e così via.
C’è anche un plotone di scrittori. Veltroni, ad esempio, se fosse stato in corsa avrebbe potuto votare se stesso (ma Walter è stato cooptato come tutti i sindaci di Roma, ci sono infatti anche Alemanno e Rutelli). Forse Paolo Sorrentino potrebbe scegliere nel mazzo dei pretendenti... Paolo Sorrentino, concorrente e amico della domenica, se non è un caso di improbabile omonimia. Episodi simili si sono già proposti: il bestsellerista Andrea Vitali l’anno scorso ebbe una duplice sorpresa, candidatura al titolo e scheda elettorale in un colpo solo. Ci sono poi, vado in ordine sparso, Fulvio Abbate, Alberto Bevilacqua, Ferdinando Camon, Gianrico Carofiglio, Vincenzo Cerami, Daniele Del Giudice, Paolo Giordano, Francesco Guccini, Raffaele La Capria, Maurizio Maggiani, Claudio Magris, Michele Mari, Margaret Mazzantini, Valeria Parrella, Antonio Pascale, Tiziano Scarpa, Antonio Scurati e moltissimi altri tra i quali anche i nostri Luca Doninelli e Giuseppe Conte.
Nutrita anche la pattuglia dei giornalisti, che spaziano dal duo «copia e incolla» Corrado Augias/Umberto Galimberti fino a Ezio Mauro, Gad Lerner, Paolo Mieli, Concita De Gregorio. Coinvolti all’ultimo anche Nicola Porro, vicedirettore del Giornale e Pierluigi Battista, vicedirettore del Corriere. C’è anche la conduttrice Serena Dandini, qualche attrice (Laura Morante, Mariangela Melato, Ottavia Piccolo, Toni Servillo) e regista (Marco Bellocchio).
La giuria tutto sommato è qualificata. Ovviamente, vista la composizione, è inevitabile che molti, oltre la qualità dei libri, mediamente buona, abbiano in mente anche i propri interessi. Rimane da osservare una stranezza. Mancano, o sono molto sottorappresentate, le categorie tradizionalmente ritenute decisive nello stabilire il valore e il successo di un romanzo. Quella che da tempo non lo è più: la critica letteraria.
E quelle che ancora lo sono: librai e lettori. Da quest’anno, ha annunciato il presidente Tullio De Mauro, ci saranno trenta lettori indicati da trenta librai. Sarebbe interessante se riuscissero a far saltare il piatto...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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