
I punti chiave
A questo punto è chiaro che nessuna tappa di questo Giro è del tutto tranquilla. All’arrivo a Vicenza, infatti, invece della solita volata di gruppo si è visto un finale completamente inaspettato. Dopo che la fuga di giornata con ben cinque azzurri è stata ripresa, gli ultimi chilometri vedono l’azione di Bardet e Vacek che prendono in contropiede la maglia rosa Del Toro e la maglia bianca Ayuso, staccando il resto del gruppo.
Il vantaggio, però, evapora prima degli ultimi, durissimi 700 metri in salita: si decide tutto nell’ultimo chilometro con un duello emozionante tra Van Aert, Del Toro e Mads Pedersen. In un finale infinito la spunta la maglia ciclamino, che porta a casa la quarta vittoria in questo Giro d’Italia ma il più soddisfatto è sicuramente il messicano: oltre a difendere la maglia rosa, il ciclista della Uae guadagna diversi secondi nei confronti dei rivali nella generale.
Com’è andata la tappa
Nonostante i due passaggi sul GpM di 4a categoria nel circuito di Vicenza e l’arrivo in salita, anche la tappa numero 13 del Giro d’Italia sembra fatta per i velocisti. Gli ultimi 200 metri al 10% ed un finale nervoso fanno paura, ma i favoriti Pedersen, Van Aert e la maglia rosa Isaac del Toro potrebbero cercare un’altra vittoria di tappa. Ayuso, che ha ancora dolore al ginocchio dopo la caduta di qualche giorno fa, ha 33 secondi da recuperare sul suo compagno di squadra ma sia lui che Tiberi e Ciccone si preoccuperanno più di non perdere ulteriore terreno nella generale. Pochi minuti dopo la partenza, i primi tentativi di fuga vengono rintuzzati facilmente dal gruppo: ritmo molto sostenuto ma, alla fine, nove ciclisti riescono ad aprire un po’ di luce sul peloton. Cinque i ciclisti azzurri ad essersi inseriti nella fuga, Magli, Germani, Mozzato, Bais e Milesi: i fuggitivi collaborano bene e riescono ad accumulare poco più di un minuto di vantaggio ma restano ancora 160 chilometri da affrontare prima del traguardo. La salita verso il GpM del Passo Roverello non è durissima ma serve alla fuga per allungare a circa 2 minuti: i punti per la classifica scalatori se li porta a casa Mattia Bais mentre la Visma alza il ritmo quanto basta per evitare che i fuggitivi prendano il largo. Interessante come nessuno dei fuggitivi, a parte il belga De Bondt, abbia mai vinto una tappa in un Grand Tour.

A 100 chilometri dall’arrivo, frustrazione tra i fuggitivi che, nonostante un passo importante, non riescono a scrollarsi di dosso il peloton. 2’15” di vantaggio non sono un margine rassicurante, specialmente considerato come le squadre top, dalla Visma alla Lidl-Trek, stiano spendendo parecchie energie per mantenere il distacco sotto controllo. La situazione si movimenta nell’avvicinamento alle ultime salitelle, con il gruppo che decide di riprendere la fuga prima del finale di tappa. Con il peloton sempre più vicino, De Bondt prova ad andarsene, seguito da Germani ma la fuga ha pochissime speranze di farcela ad arrivare fino al traguardo. Il gruppo è sempre più nervoso, specialmente quando l’azione della Ineos-Grenadiers scompagina le carte, causando una frattura importante. Con Germani che rimane da solo sull’ascesa verso il GpM di quarta categoria di San Giovanni in Monte con poco più di 15 secondi di vantaggio, Ayuso è sorpreso dal cambio di passo secco di un gruppetto di ciclisti che stacca il resto del peloton. All’interno di questo gruppetto nomi di tutto rilievo, da Roglic a Bernal, da Carapaz a Pidcock fino alla maglia rosa Del Toro, raggiunta da Ayuso ed Adam Yates. A faticare parecchio a tenere il ritmo forsennato è la maglia ciclamino Mads Pedersen ma la selezione effettuata dalla Ineos è stata importantissima.

Con Scaroni che va a riprendere Germani in tempo per beffarlo sul GpM, il gruppetto di Wout van Aert riesce a riportarsi sul gruppo maglia rosa, ora guidato dalla Bahrain-Victorious ma, con soli 15 secondi di vantaggio a 40 chilometri dall’arrivo, le speranze dei due ciclisti azzurri di arrivare da soli al traguardo sono davvero poche. Il gruppo si è ricompattato ma preferisce rallentare invece di riprendere subito il duo di testa: probabile che la situazione rimanga congelata fino alla salita verso il Monte Berico, che andrà affrontato due volte prima del traguardo. Germani e Scaroni arrivano ai piedi della salita con circa 50 secondi di vantaggio ma il ciclista della Groupama fatica a tenere il passo del connazionale. Il duo si ricompone dopo lo scollinamento ma a 17 chilometri dall’arrivo il gruppo sembra in grado di annullare il vantaggio a piacimento. Con diversi secondi di abbuono in palio sul traguardo volante di Arcugnano, il gruppo si allunga tantissimo con Ayuso, Roglic e Del Toro nelle prime posizioni. Germani viene subito ripreso mentre Scaroni tiene duro: vanno a lui i 6 secondi di abbuono mentre la volata per il secondo posto vede Ayuso spuntarla su Del Toro. A 10 chilometri dall’arrivo arriva l’attacco che non ti aspetti, con Bardet e Vacek che partono forte e guadagnano una quindicina di secondi di vantaggio. Il gruppo non molla e si decide tutto nell’ultimo chilometro. Pedersen parte lunghissimo, seguito come un’ombra da Van Aert e dalla maglia rosa ma riesce in qualche modo a resistere alla rimonta del belga, portando a casa la quarta vittoria di tappa in questo Giro d’Italia.
La prossima tappa
Il Giro 2025 punta ad est, sconfinando ancora all’estero, precisamente a Nova Gorica, Slovenia. Curiosamente, invece di una tappa di alta montagna, la giornata potrebbe ancora sorridere ai velocisti. Dalla partenza a Treviso poche salite e non particolarmente dure prima del prevedibile arrivo in volata, 195 chilometri dopo, ma non mancheranno le insidie.

A rendere più interessante la tappa un paio di passaggi sulla salita da 700 metri al 7% di pendenza media nel circuito finale a cavallo del confine, anche se arrivano ad otto chilometri dall’arrivo.
Attaccare qui potrebbe scompaginare le carte, anche perché da qui all’arrivo ci saranno parecchie curve tecniche: riprendere i fuggitivi in queste condizioni potrebbe non essere semplice.
La classifica
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