
I punti chiave
Prima della micidiale due giorni di alta montagna che deciderà il destino di questo Giro d’Italia 2025, gli uomini classifica tirano il fiato, lasciando andare una fuga di gruppo che arriva fino al traguardo. Il gran caldo convince tutti a risparmiare le energie e ne approfittano i fuggitivi per accumulare una decina di minuti di vantaggio sul peloton. L’attacco decisivo arriva prima dell’ingresso nel circuito finale: i velocisti Pedersen e Groves sono presi in contropiede e perdono il treno giusto per la vittoria di tappa.
Si decide tutto nell’ultimo giro, quando Nico Denz saluta la compagnia e prova l’azione solitaria: i compagni di fuga aspettano troppo per montare un contrattacco e il tedesco della Red Bull riesce a portarsi a casa la tappa in splendida solitudine. Situazione stabile nella classifica generale con gli uomini top che passeggiano fino al traguardo: visto quanto saranno dure le due prossime tappe, decisione del tutto condivisibile.
Ayuso si ritira, capolavoro di Denz
Dopo lo scatto d’orgoglio di Isaac del Toro, che conferma di essere in grado di giocarsi fino alla fine le sue chances di vestire la maglia rosa a Roma, il gruppo festeggia i 32 anni di Richard Carapaz, che spera di tirare il fiato in una tappa fatta per i velocisti. Alla partenza si susseguono i soliti attacchi più o meno estemporanei, tutti rintuzzati dalle squadre top mentre preoccupazione per le condizioni di Juan Ayuso, punto da un calabrone nella tappa di ieri e già molto attardato. I primi 30 chilometri di pianura agevolano il lavoro dei fuggitivi che, alla spicciolata, si aggregano all’azione lanciata dal generosissimo Mads Pedersen. I 20 battistrada arrivano con poco più di un minuto di vantaggio alla prima salita di giornata verso Parlasco mentre il calvario di un dolorante Ayuso finisce dopo una trentina di chilometri con il suo ritiro dal Giro. La fuga diventa sempre più numerosa ma tra i 34 fuggitivi sono solo Pedersen e De Bondt a lottare per prendersi i punti in palio sul traguardo volante: è il danese a spuntarla, allungando ulteriormente nella classifica della maglia ciclamino. Il gruppo viaggia ad andatura quasi turistica, il che consiste alla fuga di accumulare circa 4 minuti nell’avvicinamento all’ascesa verso il secondo GpM di giornata, quello del Colle Balisio.

Non è certo una scalata che fa paura ma la cosa importa poco all’azzurro Scaroni, che fa doppietta e si avvicina al leader della classifica scalatori Fortunato, avanti di ben 230 punti prima delle tante montagne delle ultime due tappe “vere” prima del trasferimento per il finale a Roma. Alla fine della discesa il vantaggio della fuga è di oltre sei minuti: situazione ormai cristallizzata, mentre Pedersen e De Bondt staccano forte prima del traguardo volante di Galbiate, per poi essere ripresi dalla fuga. Tanti italiani nel gruppo ma l’obiettivo di molti è evitare che Groves e Pedersen arrivino a giocarsi la volata: con ancora 68 chilometri da affrontare, questa tappa potrebbe ancora offrire molte sorprese. A consigliare i ciclisti a non spingere troppo, l’escursione termica importante: dopo il freddo dei giorni scorsi, infatti, è arrivato il caldo con temperature oltre i 30 gradi. L’avvicinamento all’ultimo GpM di Ravellino vede ripetersi il solito copione, con Scaroni che si porta a casa gli ultimi punti per la classifica scalatori in palio. Visto che da qui all’arrivo sarà solo pianura, la situazione sembra stabilizzarsi, con il gruppo che tira i remi in barca e lascia scappare la fuga: il vantaggio sale progressivamente fino a toccare i 10 minuti. Tarozzi, Marcellusi e Rochas prendono i compagni di fuga in contropiede e guadagnano una trentina di secondi di vantaggio ma vengono ripresi nel giro di pochi chilometri. La situazione cambia ancora prima dell’ingresso del tortuoso circuito finale di Cesano Maderno quando se ne vanno in otto: oltre agli azzurri Del Pretto, Maestri e Conci, occhio anche a Hoole, De Bondt e Van Baarle.

A 25 chilometri dal traguardo, alcuni ciclisti come Nico Denz si aggregano al gruppo dei fuggitivi, con il vantaggio nei confronti degli inseguitori che sale fino a 90 secondi. Visto che si tratterà di un circuito molto tecnico e che l’accordo tra le varie squadre presenti è quasi impossibile, le chances che l’azione arrivi fino al traguardo sono sempre più importanti. Un po’ di confusione tra gli organizzatori, visto che c’è il rischio che il gruppo maglia rosa entri nel circuito finale proprio quando stanno transitando i battistrada. Ancora prima della fine del primo giro, Nico Denz lancia un attacco improvviso e lascia dietro i compagni di fuga: se al traguardo il tedesco della Red Bull ha circa 25 secondi di vantaggio, restare avanti da solo per un intero giro non sarà semplice. Ad agevolare il suo compito il fatto che la collaborazione tra gli inseguitori non sia il massimo: bisogna aspettare fino ai 5 chilometri dalla fine perché parta qualche contrattacco ma sono azioni troppo estemporanee che, alla fine, consentono al tedesco di avere una trentina di secondi da gestire. Il finale dell’ultimo giro è una passerella trionfale per il 31enne tedesco, felicissimo di aver vinto la sua terza tappa nella corsa rosa e la prima vittoria per la sua squadra, che ha dovuto cambiare strategia dopo l’abbandono del capitano Roglic. Alle sue spalle l’azzurro Mirko Maestri regola Planckaert e Magli in volata ma saranno parecchi a masticare amaro per essersi lasciati sfuggire la possibilità di una vittoria di tappa.
La prossima tappa
Il crescendo finale del Giro 2025 inizia con questa tappa in Val d’Aosta all’insegna di salite e discese tecniche, lunghe, ripide ma simili tra di loro. Giornata veramente complicata con le salite che inizieranno già dalla partenza ma che diventeranno sempre più difficili da affrontare: dover superare in rapida successione il Col Tzecore, il Col de Saint Pantaleon ed il Col de Joux richiederà tanta tecnica ma soprattutto tanta resistenza alla fatica. Chi sbaglia è perduto.

I 166 chilometri da Biella a Champoluc vedranno subito 11 chilometri di salita e l’attacco potrebbe arrivare da subito, ancora prima che le salite diventino complicate.
Occhio alle discese del Tzecore e del Saint Pantaleon, tecniche e molto veloci ma i fuochi d’artificio potrebbero arrivare sull’ultima salita. Un’azione qui potrebbe spaccare la gara, anche se gli ultimi 20 chilometri riservano alcune rampe molto ripide nell’ascesa ad Antagnod prima dell’arrivo in discesa.
La classifica
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