
Il finale in salita di Matera non ha deluso gli appassionati di ciclismo, con un finale a sorpresa che ha sorriso alla maglia rosa Mads Pedersen, che allunga di dieci secondi su Roglic. La tappa, però, era stata animata da un’azione tutta italiana che ha fatto sognare molti tifosi sulle strade della Basilicata. Se ieri era toccato allo spagnolo Munoz provare una fuga vecchio stile, oggi protagonisti sono solo ciclisti azzurri.
Bais e l’ex campione mondiale cronometro under 23 Milesi se ne vanno subito e rimangono in testa più di 100 chilometri, superando indenni anche il GpM di Montescaglioso. I due azzurri resistono a lungo, venendo ripresi dal peloton a soli 13 chilometri dal traguardo di Matera. Finale esplosivo, con tanti cambi di posizione ma, alla fine, grazie al gran lavoro di Vacek, la maglia rosa riesce a spuntarla in volata resistendo all’attacco dell’azzurro Zambanini, beffato sul filo di lana.
Com’è andata la tappa
Dopo il finale caotico sul circuito di Lecce che ha rovinato il treno della maglia rosa, parecchi nel gruppo si presentano alla partenza di Ceglie Messapica con la ferma intenzione di non sprecare troppe energie. La Lidl-Trek di Mads Pedersen ha finora fatto il bello e il cattivo tempo ma ha appena perso uno dei gregari più importanti per il danese, Krogh Andersen, dopo la caduta di ieri. Visto che la tappa è lunga solo 150 chilometri, Giosuè Epis e Davide Bais non perdono tempo e lanciano il loro attacco subito dopo la partenza. I ciclisti dell’Arkea e della Polti sono rapidamente raggiunti da un altro azzurro, Lorenzo Milesi della Movistar e nessuno nel peloton se la sente di andarli a riprendere. Meglio risparmiare le forze in vista delle salite che porteranno all’arrivo a Matera. In neanche 10 chilometri il trio azzurro guadagna quasi 3 minuti sul gruppo, controllato militarmente dalla Lidl-Trek, con Jacopo Mosca in evidenza come al solito.

Il vantaggio dei fuggitivi si attesta sui due minuti al primo traguardo volante di Massafra, con Giosuè Epis che la spunta su Bais: la volatina per i punti rimanenti se la aggiudica la maglia rosa, che resiste al tentativo di Olav Kooij, prendendo tutti di sorpresa. Condizione davvero eccellente quella di Pedersen, che mastica ancora amaro dopo la beffa della volata di ieri. Pochissime emozioni nella prima ora di gara ma ritmo comunque elevato nel peloton, con una velocità media superiore ai 45 km/h. Al traguardo volante di Marina di Ginosa si replica quanto visto a Massafra: Epis su Bais mentre Pedersen parte lungo battendo Kooij e Plowright per il quarto posto, a conferma di come sia interessato alla classifica a punti. L’avvicinamento alla salita di Montescaglioso, unico GpM di giornata, è tranquillo ma, visti i lunghi rettilinei della superstrada, il vantaggio dei fuggitivi cala vistosamente ma non abbastanza per impedire che sia Epis ad aggiudicarsi i sei secondi di abbuono in palio al traguardo volante di Bernalda.

Il bresciano, contento dei punti accumulati nei traguardi volanti, non reagisce all’attacco di Bais, cui risponde invece Milesi: i due accelerano nettamente ma gestire i 2 minuti di vantaggio nei 39 chilometri rimasti non sarà però semplice. Allo scollinamento Milesi la spunta su Bais ma il vantaggio è quasi dimezzato. Nel gruppo è la Uae di Ayuso a dare una spallata sulla rampa più dura per poi frantumare il gruppo nella discesa: prima di arrivare a Matera, ci sono altre salite che potrebbero scompaginare le carte. I due azzurri vengono ripresi a 13 chilometri dall’arrivo, con la Uae, che prova a staccare Pedersen, che paga gli sforzi dei giorni scorsi quando Roglic prova un’azione sull’ultima salita. Vacek risponde al campione sloveno ma si decide tutto negli ultimi due chilometri: la maglia rosa torna nelle prime posizioni nel finale ma ci vuole il fotofinish per decidere chi abbia avuto la meglio. Per mezza ruota, Pedersen la spunta sull’azzurro Zambanini e Pidcock, allungando su Roglic nella classifica generale.
Applausi per Milesi e Bais
Interessante vedere come la fuga tutta italiana sia riuscita a rimanere avanti fino alla fase cruciale della tappa. Non capita certo tutti i giorni di vedere tre atleti azzurri in fuga da soli. Anche se le speranze di una vittoria finale a Roma sono al lumicino, i passi avanti del ciclismo tricolore sono comunque incoraggianti. Possibile che si tratti solo della voglia di farsi notare davanti al gran pubblico che, come da tradizione, riempie le strade del sud d’Italia ma è comunque un segnale di vitalità non trascurabile.

Bais e Milesi sono ciclisti giovani, classe 2002, professionisti da uno, massimo due anni e stanno cercando faticosamente di farsi spazio nelle relative squadre. Importante, quindi che gli sia stato consentito di partire in questa azione: poco conta che le possibilità di arrivare al traguardo fossero pochissime, questa passerella mediatica li aiuterà a far crescere il proprio profilo. Il talento non gli manca: con un po’ di fiducia in più potrebbero dare qualche bella soddisfazione ai tifosi delle due ruote azzurre.
Pedersen cannibale, Roglic paziente
Mads Pedersen è in un momento di forma davvero splendido ma è comunque impressionante vederlo partecipare ad ogni singola volata, anche quando in palio ci sono pochi punti. Il danese non sembra interessato a gestire le forze, almeno in questa prima settimana ma, considerato che la Lidl-Trek sta girando come un orologio svizzero, meglio mettere fieno in cascina. Nonostante non sia certo uno scalatore, sulle rampe più dure della salita di Montescaglioso non ha problemi a perdere qualche posizione, aspettando il momento per riportarsi vicino alla testa del gruppo. Il danese gestisce al meglio le forze, scatenandosi nel finale in una volata al limite della perfezione. Un comportamento intelligente, maturo per un atleta che non vuole lasciarsi sfuggire niente. Testa e gambe, il danese potrebbe togliersi ancora tantissime soddisfazioni in questo Giro.

Altrettanto interessante notare come Primoz Roglic non sembri avere alcuna fretta di lasciare il segno su questo Giro d’Italia: il campione sloveno rimane nella pancia del gruppo, protetto dai suoi gregari, risparmiando quante più forze possibile, felice di lasciare il palcoscenico alla Lidl-Trek e alla Uae. Roglic prova un’azione nel finale di tappa ma senza spingere a fondo. La strategia della Red Bull Bora-Hansgrohe sembra chiara: aspettare pazientemente il momento giusto, concentrandosi sulle ultime due settimane del Giro, quelle nelle quali si deciderà il vincitore finale. Dopo alcune giornate davvero complicate, torna a farsi rivedere Wout van Aert, che riesce a rimanere nel gruppo anche sulle rampe più dure. Il belga salta a 4 chilometri dall’arrivo nel finale, dimostrando come la sua condizione sia precaria ma il momento più buio per lui sembra forse superato. Vederlo andare a prendere borracce come successo nei giorni scorsi era davvero triste. Speriamo che riesca a riprendersi e tornare a dare spettacolo.
La prossima tappa
Visto il successo delle ultime edizioni, la corsa rosa torna a Napoli ma lo farà in maniera diversa dal solito. Tappa lunga, ben 227 chilometri, con i 2.500 metri di dislivello distribuiti nella seconda metà della tappa ma composti da salite non impossibili anche per chi non mangia pane e montagna. Il nemico numero uno per molti sarà la lunghezza della tappa e il fatto che l’ultima salita arrivi a ben 82 chilometri dall’arrivo. Gestire la fatica sarà quindi fondamentale per far bene a Napoli.

Prima di riportarsi al livello del mare dalla partenza a Potenza ci saranno quattro salite notevoli ma solo due vedono un GpM, di seconda categoria quello del Valico di Monte Carruozzo, un’ascesa di ben 20 chilometri ma mai particolarmente dura e la salita che precede il GpM di 3a categoria di Monteforte Irpino.
La mancanza di rampe spaccagambe dovrebbe facilitare il lavoro delle squadre dei velocisti, che potrebbero giocarsi la vittoria in una volata di gruppo nel lungo rettilineo finale.
La classifica
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