Cina, dissidente massacrato sotto gli occhi di un reporter

Lu Banglie è stato picchiato selvaggiamente a Taishi. Nessuna notizia sulla sua sorte

Carlo Sirtori

«L’ultima volta che ho visto Lu giaceva privo di sensi in una pozzanghera sul ciglio della strada, mentre gli sputi e l’urina di una ventina di uomini si mescolavano al suo sangue». Comincia così l’articolo di Benjamin Joffe-Walt, pubblicato ieri dal quotidiano britannico The Guardian. Due giorni fa, quando stava per entrare nel villaggio di Taishi - provincia del Guandong, Cina meridionale - il corrispondente del giornale inglese è stato testimone del tremendo pestaggio subito da Lu Banglie, deputato trentaquattrenne dell’Assemblea del popolo della città di Zhijiang e attivista del movimento democratico contro i dirigenti corrotti del partito comunista.
Secondo il suo racconto pubblicato dal Guardian, Joffe-Walt era in compagnia di Lu Banglie e di un interprete, quando l’auto a bordo della quale viaggiava è stata fermata a un posto di blocco, pochi chilometri prima del villaggio di Taishi. Un gruppo compreso tra le 30 e le 50 persone, formato da uomini in uniforme, ma anche da «brutti ceffi» ha costretto Lu Banglie a scendere dall’auto e l’ha pestato selvaggiamente per una decina di minuti, colpendolo ripetutamente alla testa. Alla fine, scrive Joffe-Walt, che terrorizzato si era barricato nell’auto, Lu giaceva «con i legamenti del collo spezzati: la testa gli pendeva sul lato come se fosse attaccata al resto del corpo con del nastro adesivo». Il giornalista è stato allora fatto scendere dal veicolo «con le cattive», ma non ha subito altre violenze. E mentre un’ambulanza portava via la «poltiglia umana» che era ormai diventato Lu, Joffe-Walt e gli altri passeggeri del veicolo sono stati caricati in un’auto della polizia e condotti al commissariato. Dopo un interrogatorio in cui non si è fatto cenno al pestaggio di Lu, come se l’episodio non fosse mai avvenuto, l’inviato del Guardian è stato invitato a comportarsi con maggiore prudenza, ad avvertire le autorità, come lo impone la legge locale, prima d’intraprendere un viaggio attraverso il territorio cinese ed è stato lasciato andare.
Da allora, il quotidiano britannico non è più stato in grado di accertare quale sia stata la sorte di Lu, mentre la polizia locale ha assicurato che il deputato di Zhijiang sta bene e, anzi, è già stato dimesso dall’ospedale. Peccato che i parenti di Lu non abbiano più avuto sue notizie. E dietro questa grottesca vicenda, ne emerge un’altra, più intricata, che coinvolge gli abitanti del villaggio di Taishi, 2mila anime, dove erano diretti il giovane politico e il giornalista inglese. Da luglio, il piccolo paese è al centro dell’attenzione dei media internazionali.
Nella scorsa primavera, la popolazione di Taishi viene convinta da dirigenti locali a vendere più di un quarto delle sue terre a una fabbrica nazionale. Numerosi sono gli abitanti del villaggio che, nei mesi successivi, dichiarano di non essere stati pagati, chiedendo spiegazioni sulla gestione dei ricavi. Per superare la crisi, sono indette nuove elezioni municipali, che sono vinte dal dirigente comunista Chen Jinsheng. Il 28 luglio, i residenti denunciano però brogli elettorali e accusano il nuovo sindaco, che aveva avuto un ruolo determinante nella vendita delle terre, di corruzione. Comincia così una lotta senza esclusione di colpi - la polizia non manca di usare la violenza - tra i contadini e le varie amministrazioni locali.

Lu Banglie si stava recando a Taishi; doveva consigliare gli abitanti del villaggio su come condurre la loro lotta, ma non ci ha mai messo piede. La polizia cinese assicura che il giovane deputato sta bene. Chissà se lui è in grado di dire lo stesso.

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