Cina, latte infetto: tre morti e 6200 intossicati

Sono tre i bebè morti in Cina e più dei 6mila quelli intossicati, a causa della colla nel latte in polvere. La "melamina" è stata trovata nei prodotti di ventidue marche. In Giappone 370 aziende coinvelte nella compravendita di riso avariato

Cina, latte infetto: tre morti e 6200 intossicati

Pechino - Esplode la psicosi. Salgono a quota tre i neonati morti in Cina a causa del latte in polvere contaminato con la melammina tossica, mentre altri 6.244 bambini piccoli risultano ammalati. Lo ha comunicato il governo cinese, mentre quattro funzionari sono stati licenziati nell’ambito di uno scandalo che si estende ogni giorno di più.

Blocco renale per centacinquantotto bambini Il numero di neonati cui è stato diagnosticato un "blocco renale acuto" sono saliti a 158, secondo quanto ha dichiarato il ministro della Salute Chen Zu in una conferenza stampa trasmessa in diretta dalla tv. Sono stati licenziati quattro funzionari pubblici e un manager della società che produceva il latte, la Sanlu, mentre il panico che si è scatenato ha spinto migliaia di genitori nella Cina meridionale ad accorrere a Hong Kong per comprare latte in polvere

Colla nel latte Il capo dell’agenzia cinese per i controlli sulla qualità, Li Changjiang, ha riferito che la melamina è stata trovata nel latte in polvere di 22 marche. La melamina, un composto chimico usato per produrre plastica, colle e resine sintetiche, era stata aggiunta per far sembrare che il latte contenesse più proteine. Il caso è scoppiato la settimana scorsa con le prime intossicazioni e i controlli sulla "Sanlu", compagnia controllata dal colosso alimentare neozelandese "Fonterra". Dopo il ritiro dei prodotti della "Sanlu", i test condotti dalle autorità hanno individuato altre 22 aziende, su un totale di 109, che avrebbero utilizzato melamina per ’arricchirè il latte in polvere.

Latte "infetto" esportato in cinque paesi Il latte contaminato è stato esportato da due ditte produttrici in cinque paesi. Lo ha reso noto il capo della all’amministrazione statale per la qualità, Li Changjiang, precisando che le due ditte stanno cominciando a ritirare il prodotto esportato in Bangladesh, Myanmar, Yemen, Burundi e Gabon.

Cibi tossici
La Cina è stata scossa da diversi scandali per cibo tossico e non sicuro negli ultimi anni. Nel 2004 almeno 13 bambini sono morti dopo aver bevuto latte in polvere che non aveva alcun valore nutritivo. La melammina, usata per produrre plastica e altri prodotti industriali, è ricca di azoto, un elemento spesso usato per misurare i livelli di proteine, e che quindi può essere usato per occultare l’annacquamento del latte.

In Giappone scoppia lo scandalo del riso
Anche il Giappone è travolto da uno scandalo alimentare. Sono almeno 370 le aziende alimentari coinvolte - molte a loro insaputa - nella compravendita di riso avariato non commestibile, per lo più proveniente dall’estero, in cui sono state rinvenute tracce di pesticida. A fornire il quadro della situazione è stato il ministero dell’Agricoltura, che ha pubblicato la lista dettagliata delle aziende che hanno acquistato il riso avvelenato dal distributore alimentare Mikasa Foods. Quest’ultimo ha da subito ammesso le proprie responsabilità, confermando di aver consapevolmente rivenduto come commestibile il riso avariato, comprato a prezzo bassissimo dalle scorte in eccedenza dello Stato.

Riso andato a male e di bassa qualità Si tratta di un tipo di riso, andato a male o già all’origine di bassa qualità, che può essere utilizzato solo a scopi non alimentari per preparare colle e altri materiali industriali. Lo scandalo, che in partenza pareva ristretto a poche decine di aziende minori che avevano acquistato - inconsapevolmente o meno - il riso, adesso si sta espandendo a macchia d’olio con centinaia di operatori alimentari, anche di grosso calibro, che hanno acquistato i prodotti Mikasa Foods.



Per ora non ci sono casi di avvelenamento
Il riso avvelenato, come emerso dagli ultimi accertamenti, è stato utilizzato per produrre il sakè, i dolci tradizionali giapponesi, ma è anche finito - non si sa ancora in quali quantità - nella grande distribuzione e in alcune catene di fast-food. Il livello di pesticida rinvenuto in alcuni campioni del prodotto non sembra per il momento in grado di provocare gravi danni alla salute, motivo per cui fino a oggi non si sono registrati casi di avvelenamento.

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