Cinthia, un cervellone che torna a casa

Cinthia Farina è da ieri l’unica ricercatrice italiana ad aver ricevuto il premio assegnato ogni anno dalla Ludwig-Maximilians University di Monaco di Baviera ai giovani scienziati di ogni Paese che hanno conseguito il miglior dottorato. La Farina ha ottenuto la massima valutazione - Summa cum laude - in Neuroimmunologia nel campo della sclerosi multipla. Un riconoscimento di primo piano al lavoro della studiosa con curriculum di carriera e di pubblicazioni - circa 20 - di tutto rispetto. Nata a Salerno nel 1970, e venuta bambina a Milano, Cinthia Farina si è laureata in Scienze Biologiche nel 1994 all’università di Milano, con una specializzazione in biologia cellulare e molecolare. Ha lavorato all’Istituto dei tumori per poi trasferirsi in Germania, a Monaco di Baviera, all’istituto Max-Planck di Neurobiologia, conseguendo in seguito il dottorato nella facoltà di Medicina nel 2006. Rientrata in Italia è ora impegnata nel reparto di ricerca diretto dal professor Renato Mantegazza dell’Istituto Besta. «Effettuare la ricerca all’estero è stata un’esperienza entusiasmante. Ho trovato una struttura che faceva di tutto per agevolare il lavoro, per andare incontro a ogni esigenza». Del premio in Germania parla senza superbia, confessando solo la sua sorpresa poiché è stato assegnato a una straniera due anni dopo il conseguimento del dottorato. Le dobbiamo fare una domanda d’obbligo, dottoressa.

Cosa può dirci della sclerosi multipla? «Mi occupo dei fenomeni autoimmuni di alcune malattie di tipo neurologico, come nel caso di questa malattia. Esistono numerosi potenziali sbocchi terapeutici, per quanto il cammino verso la guarigione ancora non si intraveda. In realtà il mio mestiere è anche quello di ottenere finanziamenti».

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