Cronaca locale

Una città commossa saluta Fogar, il vagabondo dei mari

Il vicesindaco De Corato: «L’esploratore accanto ai grandi milanesi nel Famedio del Monumentale»

Una città commossa saluta Fogar, il  vagabondo dei mari

Non erano i quindicimila che lo hanno accolto festanti a Castiglione della Pescaia nel ’74, dopo la prima grande impresa del giro del mondo in solitario, ma l’abbraccio dei milanesi che hanno atteso la bara di Ambrogio Fogar, ricoperta di margherite bianche, nell’ultimo viaggio verso la basilica di Sant’Ambrogio è stato ugualmente caloroso.
Un migliaio i presenti ai funerali, officiati da monsignor Erminio De Scalzi e da don Antonio Mazzi. Alcuni rappresentanti delle istituzioni, come il prefetto Bruno Ferrante e il vicesindaco Riccardo De Corato che ha confermato la volontà di iscrivere il nome dell’esploratore tra i «grandi di Milano» al Famedio del Cimitero Monumentale, ma soprattutto amici di vecchia data. In costumi tradizionali delle valli ossolane, una decina di cittadine di Bognanco, dove Fogar trascorreva le vacanze fin da bambino a casa della nonna, gli appassionati del mare della Lega Navale di Milano e qualche compagno del liceo. «Eravamo brillanti pur non studiando molto - sorride un coscritto del liceo Alessandro Volta -. Ricordo quando Ambrogio comprò un Tucan, una barca veneziana: la prima volta abbiamo fatto Porto Garibaldi-Pola e al rientro si è rotto il timone». Tra i banchi di Sant’Ambrogio, gli amici del «Giurati», il campo sportivo in Città Studi dove il «vagabondo dei mari» si allenava: si erano ritrovati tutti una decina di giorni fa proprio a Bognanco, per festeggiare come ogni 13 agosto il compleanno di Fogar e si dicono l’un l’altro: «Il 13 agosto ci si vede ancora».
Molto raccolta la funzione religiosa: l’omaggio al feretro nel piccolo oratorio di San Sigismondo, il Vangelo su misura per Fogar, quello di Gesù che calma il mare in tempesta, e un salmo scritto dall’esploratore in quei 74 giorni da naufrago in mezzo all’Atlantico.

All’uscita della bara, una canzone scritta dalla figlia Francesca: «Vorrei tenere la voglia del tuo viaggiare».

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