(...) dedicate a Genova e alla Liguria ci sia anche un pezzo che riporta un caso curioso (ma non tanto) «Trova l'aggressore su Internet ma per il giudice non vale». Siamo di fronte a due casi correlati che si trovano ai limiti della legge se non tranquillamente «fuori della stessa». Il che (ancora una volta) ci consente di indulgere a delle riflessioni in materia e più in generale sulla situazione genovese. Sono chiare le responsabilità della giunta comunale e in particolare del Pd e dell'Idv ma ci sono elementi più interessanti che però di solito non vengono mai affrontati. A me pare che il pitbull, adoperato quale strumento di guerra per minacciare i due giovani che sono poi stati rapinati (e beffati in tribunale), assomigli molto al movimento no global tenuto al guinzaglio dalla giunta e usato come l'ometto nero per intimorire l'opposizione e i cittadini in generale (naturalmente la commedia viene poi esaltata dal fatto che sia il padrone - la giunta - e il cane - i no global - fanno sempre le vittime, data la loro componente ad un tempo aggressiva, ma fondamentalmente insicura tipica dei mantenuti - dalla giunta stessa - In fondo padrone e cane un po' si assomigliano e questo va ben oltre qualsiasi studio zoologico). Insomma il movimento no global è sostanzialmente uno dei tanti racket (o una somma degli stessi) che agiscono per manifestare e intimorire al servizio dei propri mandanti che lo ricompensano poi favorendo i gruppuscoli che lo compongono di volta in volta (cfr. la questione dell'ex-Mercato del Pesce a favore di quella vecchia conoscenza - per le Forze dell'Ordine - che è il Buridda).
Ora, diciamola schietta, se tutto questo può avvenire tranquillamente nella nostra città è perché la linea politica dei moderati è sempre stata perdente. Può darsi che essere moderati sia bello e nobile ma ciò che ci sta dinnanzi (entro il panorama genovese) in materia (documentata da fatti ripetuti) per quanto attiene i comunitari e gli extracomunitari suggerisce ripetutamente il contrario. Se la sinistra è moderata nei confronti dei propri bandoleros e verso quelli altrui, è perché ha sempre trovato un'ingenua e inconsapevole sponda da parte delle forze politiche del centrodestra (certo i singoli e anche il Giornale hanno condotto onestamente la loro battaglia ma non c'è mai stata un'insurrezione generalizzata contro la malavita politica). Non mi nascondo che una discreta parte dei genovesi siano persone che gradiscano farsi gli affari propri e non immischiarsi in altro e che un'altra parte siano dei compassati pecoroni sempre pronti a subire ogni cosa (in barba a coloro che li dipingono ben diversamente richiamando la loro antica storia medioevale, quella degli inizi in particolare). E tuttavia è questa una battaglia che il centrodestra deve fare per poter (a partire dal basso) sollevare un'onda che investa i piani alti (quelli dell'eterna politica legata al dopoguerra!). Mi pare che fin'ora (lungo alcuni decenni) non ci si è comunque riusciti con i metodi politici tradizionali (guarda caso ispirati alla moderazione). Parlo naturalmente del Comune e della Provincia. Queste cose non interessano gli imprenditori ai quali, come è noto, occorrono forze politiche che tengano buoni i sindacati o li mobilitino quando è necessaria l'agitazione al fine di essere aiutati dagli enti pubblici e soprattutto dallo Stato. Esse però importano ad una larga parte della popolazione sia essa economicamente debole oppure benestante. Il degrado di Genova, lo si scorge, nelle realtà materiali: si pensi al luogo comune del centro storico. Purtroppo è anche nell'ordine pubblico. In ambedue i casi le complicità sono molte e vanno perseguite come meritano. La necessità di fare pulizia a Genova deve diventare un imperativo della coscienza popolare e popolana. È una battaglia che il centrodestra deve fare non delegandola a nessuno e nemmeno appaltandola ai singoli esponenti che, fra i più tenaci, ha nelle sue file.
*filosofo -docente liceo DOria
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