
Più soldi subito, meno pensione domani. È questa la logica del cosiddetto “Bonus Maroni”, l’incentivo economico confermato anche per il 2025 che premia i lavoratori dipendenti che scelgono di restare al lavoro nonostante abbiano già maturato i requisiti per la pensione anticipata.
Con una novità importante: non riguarda più soltanto chi rinuncia a Quota 103, ma anche chi decide di non andare in pensione anticipata ordinaria, pur avendone diritto. Vediamo nel dettaglio come funziona, a chi spetta, quanto vale e – soprattutto – a chi conviene davvero.
Le regole per la pensione anticipata
Ad oggi, chi ha almeno 62 anni di età e 41 anni di contributi può andare in pensione con la cosiddetta Quota 103, una forma di pensione anticipata flessibile. Esiste poi la pensione anticipata “ordinaria”, che richiede 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne, indipendentemente dall’età. Chi possiede questi requisiti, dunque, può teoricamente dire addio al lavoro, sempre che non scelga di restare, ed è qui che "entra in gioco" il Bonus Maroni.
Bonus Maroni, in cosa consiste
Introdotto con la Legge di Bilancio e ora confermato per il 2025, il Bonus Maroni premia chi resta a lavorare anche se ha già i requisiti per la pensione. In concreto, consiste nel versamento in busta paga dei contributi previdenziali che normalmente andrebbero all’Inps. Si tratta di circa il 9,49% della retribuzione lorda mensile (leggermente meno per le aziende con meno di 15 dipendenti). C'è, inoltre, un vantaggio aggiuntivo: questi contributi non vengono tassati, quindi l’aumento netto in busta paga è pieno.
Prendiamo, ad esempio, una Ral (Retribuzione annua lorda) di 30.000 euro: su questo importo, normalmente vengono trattenuti circa 2.847 euro l’anno come contributi previdenziali a carico del dipendente (pari al 9,49%).
Con il Bonus Maroni, questi contributi non vengono più versati all’Inps, ma arrivano direttamente in busta paga. Inoltre, la novità introdotta per il 2025 è che queste somme non sono tassate, quindi finiscono interamente nello stipendio netto.
Su 13 mensilità, quindi, lo stipendio aumenta di circa 219 euro netti al mese. Un incremento immediato e visibile in busta paga. Si tenga però presente che i contributi non versati non vengono conteggiati per la pensione, che sarà quindi più bassa una volta raggiunta l’età per la pensione di vecchiaia.
Chi può chiedere il bonus
Il Bonus Maroni spetta ai lavoratori dipendenti iscritti all’Inps o a fondi sostitutivi, che:
hanno raggiunto i requisiti per Quota 103 o pensione anticipata;
non percepiscono già una pensione diretta (escluso l’assegno di invalidità);
non hanno ancora l’età per la pensione di vecchiaia (attualmente 67 anni).
La platea si allarga quindi rispetto al passato e comprende chi rinuncia sia alla pensione anticipata flessibile, sia a quella ordinaria.
Come si fa domanda
Per ottenere il bonus bisogna presentare una richiesta all’Inps, che verifica i requisiti entro 30 giorni e comunica l’esito al datore di lavoro. Solo dopo questo passaggio il bonus può essere riconosciuto in busta paga. La domanda può essere presentata:
online, sul sito www.inps.it, accedendo con Spid, Cie o Cns; tramite patronato, oppure contattando il Contact Center Inps al numero verde 803164 (da rete fissa) o 06 164164 (da cellulare).
Quando arriva in busta paga
L’Inps ha annunciato le prime date di pagamento del bonus. Ecco il calendario:
1° agosto 2025: per i dipendenti privati che versano all’Inps;
1° settembre 2025: per i privati iscritti a fondi diversi dall’Inps;
ottobre e novembre 2025: per i dipendenti pubblici, a seconda della gestione previdenziale.
A chi conviene
La risposta, come spesso accade quando si parla di pensioni, dipende dalla situazione personale. Chi sceglie di andare in pensione prima, con Quota 103 o anticipata ordinaria, di solito accetta un assegno pensionistico più basso rispetto a quello che maturerebbe aspettando i 67 anni.
Chi invece sceglie di restare al lavoro e ricevere il Bonus Maroni, ha uno stipendio più alto oggi, ma non accumula ulteriori contributi per la pensione. Questo significa che, una volta raggiunta l’età per la pensione di vecchiaia, l’importo sarà più basso.
Si tratta dunque di una questione di equilibrio tra più soldi subito o
più pensione domani. In ogni caso, è consigliabile fare una simulazione con il proprio patronato di fiducia, per valutare quanto potrebbe incidere la scelta sull’importo futuro dell’assegno.