
I punti chiave
Novità in arrivo sul sistema dei buoni pasto. Come previsto dal Ddl Concorrenza approvato a fine 2024, dal 1° settembre gli oneri fiscali applicati dalle società di emissione alle imprese private per l’accettazione dei voucher non potranno superare il 5% del valore nominale del ticket. Una misura che ridisegna i rapporti all’interno di un mercato da miliardi di euro, già interessato a gennaio da un primo giro di vite: allora il tetto era stato introdotto solo per i buoni di nuova emissione, mentre ora si estende anche ai ticket già circolanti.
Il tetto definito
L’emendamento che allarga la portata della norma porta la firma del deputato Silvio Giovine (Fratelli d’Italia), approvato durante l’esame alla Camera. La novità consente alle società emettitrici di recedere dai contratti con i committenti, ossia i datori di lavoro, se le nuove condizioni risultassero troppo penalizzanti. Di fatto, il provvedimento mette fine a un sistema in cui le commissioni potevano arrivare anche al 20%, pesando lungo tutta la filiera: dai datori di lavoro ai dipendenti fino agli esercenti, spesso costretti a margini risicatissimi.
La situazione precedente
Proprio le catene della grande distribuzione organizzata erano state tra le prime a chiedere un intervento normativo, denunciando la distorsione tra il mercato privato e quello pubblico, dove il tetto era già fissato da tempo. Con il nuovo limite, l’esecutivo punta a ridurre le disparità e a incentivare un maggior numero di esercenti ad accettare i buoni. La riforma è anche una risposta a una lunga battaglia di associazioni e categorie, che lamentavano un sistema sbilanciato a favore delle società emettitrici.
La filiera dei buoni pasto
L’impatto atteso non è trascurabile: secondo i dati diffusi da Anseb, il settore coinvolge oltre 3,5 milioni di lavoratori tra pubblico e privato, circa 170mila esercizi convenzionati – tra bar, ristoranti e mense – e circa 100mila aziende che garantiscono i ticket ai propri collaboratori.
I buoni pasto non coprono solo le consumazioni fuori casa ma anche la spesa nei supermercati, rendendo questo strumento una voce rilevante del welfare aziendale. Se per i ristoratori il tetto rappresenta una vittoria, resta da capire come reagiranno gli emettitori e se la norma, alla lunga, modificherà gli equilibri dei costi per le imprese.