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Assegno unico, occhio alla data del rinnovo: cosa si rischia

Chi non rispetta la scadenza del 28 febbraio per rinnovare l’Isee avrà tempo fino al 30 giugno per adeguarsi e recuperare gli importi non goduti dell’assegno unico. Ecco cosa sapere

Assegno unico, occhio alla data del rinnovo: cosa si rischia

C’è tempo fino al 28 febbraio per inviare la Dichiarazione sostitutiva unica (Dsu) all’Inps per ottenere l’aggiornamento dell’Indicatore della situazione economica equivalente (Isee) del nucleo famigliare. Chi non lo farà riceverà soltanto la quota minima dell’assegno unico e avrà comunque tempo fino al 30 giugno per recuperare eventuali somme non percepite.

Il governo vuole intervenire per apportare modifiche all’assegno unico ma, per il momento, vige ancora la logica dell’Isee, motivo per il quale la scadenza del 28 febbraio assume spessore.

L’assegno unico e l’Isee

Chi non rinnoverà l’Isee entro il 28 febbraio percepirà soltanto la quota minima di 50 euro mensili per ogni figlio. I ritardatari avranno tempo fino al 30 giugno per adeguarsi e recuperare così i maggiori importi non percepiti, calcolati sulla scorta della nuova situazione economica del nucleo famigliare. In altre parole, chi presenterà la documentazione dopo il 30 giugno non potrà fare affidamento sugli arretrati e percepirà l’assegno aggiornato soltanto dal momento in cui si è allineato alla direttiva.

Da sottolineare che circa 350mila nuclei famigliari, oltre a percepire l’assegno unico, godono anche del Reddito di cittadinanza: la produzione dell’Isee è quindi vincolo per ottenere entrambe le prestazioni.

Allo stesso modo, occorre precisare che chi già percepisce l’assegno unico non deve presentare una nuova domanda, al contrario di chi si accinge a richiederlo per la prima volta.

Cos’altro sapere

La legge di Bilancio 2023 ha introdotto delle variazioni all’assegno unico, tra le quali spicca l’aumento del 50% del contributo per le famiglie con almeno 4 figli (salito da 100 a 150 euro) e un aumento di parti entità per i nuclei con almeno tre figli ma limitatamente agli importi per i figli di età compresa tra uno e tre anni. Altrettanto vale per i nuclei famigliari al cui interno ci sono bambini che ancora non hanno raggiunto il primo anno di età. Tutto ciò in riferimento alle famiglie il cui Isee non supera i 40mila euro annui.

Aumenti che verranno riconosciuti con il versamento di febbraio, nel quale saranno compresi gli arretrati del mese di gennaio del 2023.

L’assegno unico in Italia

I dati a disposizione indicano che si tratta di un sostegno di rilievo, giacché ne godono 5,3 milioni di famiglie per un totale di 8,5 milioni di minori.

Le famiglie in Italia (dato 2020) sono 25,7 milioni ma soltanto un terzo (quindi poco più di 8 milioni) hanno figli.

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