
Chi presenta il modello 730/2025 si aspetta, giustamente, di ricevere il rimborso più alto possibile dal Fisco. Ma spesso basta un dettaglio trascurato, un dato omesso o una compilazione imprecisa per vedere ridursi l’importo spettante. Anche se la campagna dichiarativa è quasi conclusa, non è troppo tardi per rimediare: controllare il modello già inviato e correggere eventuali errori resta la strategia migliore per recuperare fino all’ultimo euro di imposta non dovuta.
Detrazioni sotto la lente
Il cuore della dichiarazione resta sempre lo stesso: detrazioni e deduzioni. Le novità introdotte nel 2025 non sono numerose e, in diversi casi, non favoriscono i contribuenti. Un esempio chiaro riguarda i figli a carico: dal 2023 le detrazioni spettano solo per quelli sopra i 21 anni, mentre per i più piccoli la misura è stata assorbita dall’assegno unico. Ciò non significa che i dati dei figli minorenni possano essere ignorati: vanno comunque riportati nel quadro familiari a carico, perché solo così è possibile agganciare le detrazioni legate a spese specifiche – da quelle scolastiche a quelle mediche. Un’attenzione particolare va rivolta anche ai bonus edilizi. Il superbonus, ad esempio, nel 2024 è sceso dal 90% al 70%, mentre il bonus mobili ha subito una riduzione del tetto massimo detraibile a 5.000 euro.
Il dilemma del precompilato
Il modello precompilato dell’Agenzia delle Entrate offre due strade: accettarlo così com’è o modificarlo inserendo i dati mancanti. Molti contribuenti, per timore di controlli, scelgono la prima opzione. In realtà potrebbe essere un errore: gli accertamenti riguardano solo le modifiche introdotte, e se si dispone della documentazione giustificativa non ci sono rischi reali. Accettare passivamente il modello significa, invece, rinunciare a sconti fiscali che spesso non compaiono in automatico. Non sempre, infatti, le spese sanitarie o universitarie risultano caricate correttamente: può capitare che un fornitore le trasmetta in ritardo, o che il contribuente abbia negato l’autorizzazione all’utilizzo dei dati tramite il sistema Tessera Sanitaria.
I quadri da non trascurare
Tra le verifiche più importanti c’è il Quadro C: il numero dei giorni da lavoro dipendente non viene riportato automaticamente in presenza di più Certificazioni Uniche, situazione comune per chi ha cambiato impiego, è andato in pensione o ha percepito indennità di disoccupazione. Una svista in questo rigo può ridurre sensibilmente il rimborso. Altro punto critico è il Quadro E, dedicato a oneri e spese.
Le spese per i figli a carico, ad esempio, non sempre vengono imputate correttamente, soprattutto nei casi di genitori separati. Verificare che siano presenti e attribuite in modo giusto è essenziale per non perdere benefici fiscali.