La scadenza dell’Isee prevista per il 31 dicembre apre una fase decisiva per chi percepisce l’assegno unico. L’inizio del 2026 richiederà una DSU aggiornata affinché l’importo continui a rispecchiare la situazione economica effettiva del nucleo familiare. Senza un nuovo indicatore, dal mese di marzo l’erogazione non terrà più conto della fascia reddituale e verrà riconosciuta nel valore minimo, pari a circa 58 euro secondo la rivalutazione prevista per il prossimo anno. La necessità di aggiornare tempestivamente l’Isee è resa ancora più rilevante dalle modifiche introdotte dalla manovra, che interviene su alcuni elementi strutturali dell’indicatore, con potenziali riflessi su una platea stimata in 2,6 milioni di figli.
Cosa succede da febbraio a giugno
Il calendario per mettersi in regola ruota attorno a due momenti chiave. Il primo è il 28 febbraio: chi avrà presentato la nuova DSU entro questa data continuerà a percepire nel mese di marzo l’importo completo dell’assegno. Dal 1° marzo, invece, per chi non avrà aggiornato l’Isee scatterà automaticamente il valore minimo. Resta comunque una finestra fino al 30 giugno: le famiglie che presenteranno la dichiarazione entro quella data otterranno la ricalibrazione degli importi dovuti e i relativi arretrati a partire sempre dal mese di marzo.
Come si ottiene il nuovo Isee
Il rinnovo dell’indicatore potrà avvenire tramite DSU precompilata, disponibile sul Portale unico Isee, che integra tutte le modalità di acquisizione dell’indicatore. Lo stesso procedimento può essere effettuato anche tramite l’app Inps Mobile, grazie alla funzione “Acquisisci dichiarazione”, che permette di inviare una DSU Mini già predisposta con i dati fiscali e patrimoniali registrati presso Inps e Agenzia delle Entrate. La DSU Mini, però, non può essere utilizzata quando nel nucleo sono presenti persone con disabilità o non autosufficienti, quando si richiedono prestazioni universitarie, in presenza di figli di genitori non conviventi né coniugati, oppure nei casi di esonero dalla dichiarazione dei redditi o assenza di Certificazione Unica. L’accesso è consentito esclusivamente con credenziali Spid o Carta d’Identità Elettronica.
I dati utilizzati per il calcolo dell’indicatore
Il sistema dell’Isee poggia su un equilibrio tra informazioni precompilate, elementi che devono essere autodichiarati dal cittadino e dati già presenti negli archivi pubblici che possono essere precaricati. Nei dati precompilati rientrano redditi, spese comunicate all’Agenzia delle Entrate e trattamenti erogati dall’Inps, oltre al patrimonio mobiliare e immobiliare detenuto in Italia, con alcune eccezioni come le partecipazioni non quotate o i valori legati alle imprese individuali. Alcune informazioni, come i dati anagrafici dei componenti, particolari tipologie di reddito, assegni periodici, veicoli intestati, condizioni di disabilità o patrimonio detenuto all’estero, richiedono invece un intervento diretto del dichiarante. Ulteriori dati, come la composizione del nucleo familiare o la casa di abitazione, possono essere precaricati sulla base delle informazioni già disponibili negli archivi.
Come cambia il calcolo nel 2026
La legge di bilancio interviene su due aspetti centrali dell’indicatore: la scala di equivalenza e il peso della casa di proprietà nella componente patrimoniale. Per i nuclei con figli vengono introdotte nuove maggiorazioni, con un incremento dei coefficienti per i nuclei con due, tre, quattro e almeno cinque figli. Sul fronte patrimoniale, la franchigia relativa all’abitazione principale viene innalzata da 52.500 a 91.500 euro, mentre l'incremento di 2.500 euro per figlio viene attivata già dal secondo. Secondo l’analisi dell’Ufficio parlamentare di Bilancio, queste modifiche produrranno un effetto diretto sull’indicatore: a parità di reddito e patrimonio, molti nuclei risulteranno con un Isee più basso.
Questo ridisegno, oltre a modificare la fotografia economica delle famiglie, comporterà un aumento della platea con accesso alle prestazioni agevolate e, per chi già ne beneficia, un possibile incremento degli importi riconosciuti.