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In pensione cinque anni prima: ecco come funziona

Grazie alla "pace contributiva" si può anticipare fino a cinque anni la pensione: come funziona, i calcoli da fare, chi ne rimane escluso e cosa prevede la nuova Manovra

In pensione cinque anni prima: ecco come funziona

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Nel 2024 tornerà la possibilità di andare in pensione anticipatamente (fino a cinque anni) per una determinata categoria di lavori grazie alla cosiddetta "pace contributiva" prevista in Legge di Bilancio e che riporta d'attualità quanto deciso con la Riforma di marzo 2019 con la legge del 28 marzo n. 26 (era rimasta in vigore fino al 2021). Con la Manovra approvata oggi in Senato e che aspetta il via definito dalla Camera il 29 dicembre, con il metodo contributivo il prossimo anno potranno accedere al pensionamento 17mila persone.

Come funziona

Rientrano nella pace contributiva soltanto i lavoratori che hanno fatto parte, da sempre, del sistema contributivo puro e quindi chi ha iniziato a versare i contributi dal 1° gennaio 1996. Con questo metodo si possono andare a colmare tutti quei periodi in cui il lavoratore non era occupato o si trovava in aspettativa ma anche tutti i mesi intercorsi tra un lavoro e l'altro: tutto questo è valido per un periodo massimo e non superiore ai cinque anni compresi tra la data di inizio citata prima e il prossimo 31 dicembre 2023. Importante sottolineare che i cinque anni non dovranno essere necessariamente consecutivi.

Quali sono i calcoli

Prima di passare a vedere qual è il costo del contributivo, ricordiamo che prima dell'introduzione del sistema pensionistico contributivo, in Italia vigeva il sistema retributivo, quindi la pensione del lavoratore viene definita con tutte le retribuzioni che sono state percepite in tutto il periodo che precede il pensionamento. Ecco, quindi, che per calcolare quanto "costa" il contributivo puro bisogna, per prima cosa, sapere lo stipendio annuo dei lavoratori dipendenti o i redditi derivati dai lavoratori autonomi; successivamente ecco il calcolo dei contributi di ogni anno sull'aliquota del 33% per i dipendenti.

Nella terza fase si calcola con il montante individuale che si ricava sommando i contributi di tutti gli anni che vanno calcolati sul valore del tasso annuo di capitalizzazione in base alle variazioni del Pil (Prodotto interno lordo) stabilito dall'Istat. Infine, si moltiplica il costo totale dei contributi per il coefficiente di trasformazione che cambia a seconda dell'età del lavoratore e al momento in cui si ritira dal mondo del lavoro. Se l'aliquota del 33% vale per i dipendenti, per chi è iscritto alla gestione separata dell'Inps è pari al 25% circa e per i lavoratori autonomi si attesta al 24%.

A chi non è rivolta

A questo punto, la somma complessiva che si paga per la pace contributiva può essere detratta del 50% nell'arco di cinque anni: il riscatto può essere anche spalmato in dieci anni per un totale di 120 rate senza alcun interesse. Come detto all'inizio, a usufruire della misura possono essere soltanto i contrubitivi puri: esclusi coloro i quali fanno parte del sistema misto che hanno meno di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995 e tutti i retributivi (ossia chi ha un minimo di 18 anni di contributi versati alla data del 31 dicembre 1995).

Cosa prevede la Manovra

Quanto discusso oggi in Manovra prevede un ritorno a Quota 103 con un assegno che verrà calcolato con il metodo contributivo e un tetto massimo che non superi 2.250 euro. Confermata l'Ape sociale ma con requisiti pià alti (63 anni e 5 mesi).

Novità anche per Opzione donna che suvisce una nuova stretta con l'età minima che sale da 60 a 61 anni con uno sconto di un anno per figlio fino a un massimo di due.

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