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"Sforbiciate" ed ex lavoratori: come funzionano le pensioni con Quota 41

La riforma del sistema pensionistico nel 2024 vede una forte propensione per Quota 41: ecco come funziona e quali saranno i costi

"Sforbiciate"  ed ex lavoratori: come funzionano le pensioni con Quota 41
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Se per tutto il 2023 avremo a che fare con Quota 103 e numerose rivalutazioni sugli assegni pensionistici, il prossimo anno sarà quello decisivo della tanto attesa riforma del sistema: in "vantaggio" rispetto a tutte le ipotesi c'è quella che contempla Quota 41.

Ecco come funziona

Si potrebbe anticipare l'uscita dal mondo lavorativo con una forbice compresa fra due e tre anni e mezzo di anticipo per chi sarà nato negli anni Settanta. Le ipotesi formulate finora contemplano l'uscita dopo 41 anni di contributi per tutti e non più con la differenza di un anno in più per i lavoratori: in questo modo verrebbe meno l'adeguamento sull'attesa di vita nel nostro Paese che ogni due anni viene adeguato dall'Istat.

Gli ex lavoratori coinvolti

Sempre secondo i primi calcoli, i primi a poterne beneficiare saranno esclusi da Quota 103 e introdotti nel nuovo sistema, ossia tutti i cittadini nati nel 1958 che raggiungeranno i 41 anni di contributi il prossimo anno: volendo, potrebbero anticipare di un anno. Come spiega il Corriere della Sera, dopo questa fascia d'età sarebbe il momento delle altre generazioni ma con il requisito dell'inizio dell'età lavorativa prima di aver compiuto 26 anni anche se la situazione sarebbe la medesima anche per chi ha iniziato a lavorare successivamente. Quota 41 sarebbe molto favorevole per i nati tra il 1980 e il 1990 mentre quelli nati negli anni Duemila potrebbero addirittura anticipare anche di 4-5 anni l'uscita dal mondo del lavoro.

Quali sono le "sforbiciate"

È chiaro che un anticipo pensionistico significa una pensione ridotta: secondo i primi calcoli del quotidiano, l'impatto sarebbe fino al 9% in meno per le donne e fino al 12% per gli uomini. Sarà importante capire i costi per lo Stato: secondo le stime Inps non sarebbe affatto così impattante perché si aggirerebbe intorno ai 6-9 miliardi di euro per i primi dieci anni (fino al 2024) per una spesa complessiva di 75 miliardi di euro. Allo stato attuale (inflazione e caro-vita) la spesa non sarebbe sostenibile ed è per questo motivo che saranno messi "paletti" per evitare che possano essere superate alcune soglie.

In attesa di saperne di più nei prossimi mesi (manca ancora un anno), le buone notizie sul fronte pensioni non mancano: come abbiamo visto sul Giornale.it, nel mese di febbraio arriveranno gli adeguamenti per inflazione e costo della vita con aumenti fino al 7,5% e pensioni minime che non saranno inferiori ai 600 euro.

Dal 1° febbraio, in base all'ordine alfabetico classico, si potrà ricevere l'assegno tramite bonifico o ritirandolo alle Poste.

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