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Pensioni, ecco la nuova "Quota": cosa cambia nel 2023

In attesa della completa riforma delle pensioni nel 2024, ecco le novità dal 1° gennaio 2023 e le misure che verranno mantenute

Pensioni, ecco la nuova "Quota": cosa cambia nel 2023
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La promessa di una nuova misura pensionistica per il 2023 c'è stata: in attesa della riforma prevista per il 2024, per i prossimI dodici mesi verrà superata la legge Fornero, Quota 102 e si potrà uscire dal mondo del lavoro a 61 o 62 anni (più probabile quest'ultima possibilità) come ha dichiarato ieri il sottosegretario all'Economia, Federico Freni. Questo significa che si avrà una nuova Quota, 103: 62 anni d'età e 41 di contributi che andrebbe a sostiture gli attuali 64 anni e 38 di versamenti.

Cosa dice la normativa

La legge, comunque, prevede che sia Quota 100 che Quota 102 saranno comunque valide per le uscite anticipate dal mondo del lavoro anche nel 2023 e negli anni successivi. Il Corriere della Sera la loro scadenza è valida soltanto quando saranno raggiungi i requisiti ma non per la presentazione delle domande. Fino ad ora, per quanto riguarda Quota 100, bisognava essere in possesso dei requisiti dei 62 anni di età e 38 di contributi da aver maturato entro il 31 dicembre dell'anno scorso, i quali possono sommarsi con le Gestioni Inps ma non sono validi per quelli che derivano da casse professionali.

Per quanto riguarda Quota 102, consente di lasciare il mondo lavorativo a 64 anni + 38 di versamenti: anche in questo caso, la misura è in scadenza il prossimo 31 dicembre ma potrà ritenersi valida anche per i prossimi anni se età e contributi saranno raggiunti entro la fine di quest'anno. Per entrambe le misure le pensioni hanno quella che si chiama "finestra d'attesa": quando decorrono tre mesi da quando vengono raggiunti i requisiti (sei mesi per le Pa) che non valgono più se il tempo che trascorre è superiore.

Cosa succede con le altre misure

Come abbiamo visto sul Giornale.it, accanto alla novità per il 2023 sarà possibile anche usufruire di Ape Sociale e Opzione Donna, prorogate per tutto il prossimo anno: nel primo caso, alcune categorie di lavatori (disoccupati, invalidi, lavoratori con compiti gravosi) potranno andare in pensione dai 63 anni con anzianità di 36 (sei anni in meno se non occupati, caregiver o disabili); Opzione Donna, invece, fa accedere alla pensione con 35 anni di contributi e 58 anni d'età per le dipendenti, 59 per le autonome ma con un taglio del 25-30% sull'assegno. Infine, fino al 2026 si potrà uscire dal mondo del lavoro con i requisiti standard, ossia 42 anni e 10 mesi di anzianità (un anno in meno per le donne) indipendentemente dall'età anagrafica.

"Soglia 41 anni condivisibile"

Intanto, i sindacati chiedono un tavolo di confronto: "Dobbiamo avviare il tavolo per una riforma complessiva delle pensioni che deve avere i caratteri della sostenibilità finanziaria, flessibilità in uscita, inclusività verso giovani e donne. Il premier Meloni si è impegnata a discuterne con noi. Aspettiamo la convocazione del governo anche per fare chiarezza sulle tante ipotesi che in questi giorni circolano", ha affermato il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, intervistato da QuotidianoNazionale. "La soglia dei 41 anni di contributi a prescindere dall'età è per noi condivisibile, a patto di affiancarla a un'altra dimensione della sostenibilità: anagrafica.

Bisogna restituire alle persone la libertà di uscire dal circuito produttivo a partire da 62 anni senza penalizzazioni", conclude.

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