
I punti chiave
Sono sempre di più le vittime dei finti call center che propongono nuovi e allettanti contratti telefonici ma tutto questo non è altro che l'ennesimo tentativo di truffa: i malintenzionati, però, a volte non sanno di avere a che fare con dei veri operatori telefonici come nella vicenda che è accaduta a un dipendente di Iliad che ha prontamente denunciato il fatto al Tribunale di Milano.
Cosa è successo
Michele lo ha raccontato al Corriere: la prima volta viene contattato da un numero italiano e una voce registrata che lo avvisa su una fantomatica "rimodulazione contrattuale" premendo un tasto del suo telefonino in base al vero operatore telefonico. Subito dopo, ecco che risponde una voce non registrata che si spaccia, in questo caso, per una dipendente di Iliad (dove lavora, ma per davvero, Michele) spiegando che per un problema alla linea telefonica avverrà questa "rimodulazione tariffaria". I truffatori, però, stavolta hanno sbagliato persona visto che il dipendente della compagnia telefonica sa perfettamente che tutto ciò è falso.
Cos'è lo spoofing
Dopo aver registrato il video della tentata truffa, Michele e un'altra sua collega fanno l'esposto al tribunale. Ma come stava per avvenire il raggiro? Tramite il "Cli Spoofing", una sofisticata tecnica di phishing messa in atto per nascondere il proprio numero di telefono così da risultare valido agli occhi delle vittime. In realtà, quel numero è stato manipolato e nasconde il vero contatto di chi sta telefonando così da apparire, in tutto e per tutto, una vera comunicazione da parte della compagnia telefonica. Dopo essere stato ingannato, ecco che avviene la truffa con la nuova telefonata dal finto call center che attiva un nuovo contratto con un operatore diverso.
Si muove anche l'AgCom
Nelle ultime settimane anche l'Autorità Garante delle Comunicazioni (AgCom) ha pubblicato un provvedimento per contrastare il Cli Spoofing per mezzo del telemarketing truffa. Secondo Iliad è proprio lo spoofing uno dei mezzi principali con il quale vengono ingannati i malcapitati di turno e convinti a sottoscrivere falsi contratti telefonici soltanto per spillare soldi e, nei casi peggiori, svuotare il conto.
"Frodi di questo tipo sono ormai di massa. È nostra convinzione che queste attività danneggino la reputazione e la fiducia di intere filiere industriali, oltre a svilire completamente il canale delle vendite telefoniche. Il nostro esposto punta proprio a colpire la causa del fenomeno, e cioè le dichiarazioni false e truffaldine tramite le quali queste società acquisiscono, trattano e cedono i dati personali degli utenti", ha spiegato al Corriere l'ad di Iliad, Benedetto Levi.