Stangata green, come correre ai ripari

Le norme Ue per la riduzione delle emissioni impongono la riqualificazione energetica degli immobili residenziali. Ci sono metodi per evitare il peggio, ma sono investimenti sul medio periodo

Stangata green, come correre ai ripari

Entro il 2050 l’Unione europea vuole raggiungere l’obiettivo della neutralità carbonica, una politica verde che intende annichilire le emissioni da combustione fossile per la salvaguardia del pianeta e della salute.

Da qui la necessità – che ha Bruxelles, travestita da obbligo – di rendere più sostenibili anche le abitazioni, che dovranno gradualmente emettere meno emissioni di CO2.

Oggi in Italia imperano ancora le energie prodotte da combustibili fossili che soddisfano il 52% della domanda energetica.

Cos’è la stangata green

La commissione Industria del Parlamento Ue impone che gli immobili diventino sempre più sostenibili, da qui il termine “green”, ossia “verdi”, rispettosi dell’ambiente.

Le abitazioni con classi energetiche F e G dovranno posizionarsi nella fascia E che consumano tra i 91 e i 120 kWh per metro quadro. Poi, nel periodo che va dal 2030 al 2033, dovranno migrare verso la classe D. Da qui, entro il 2050, si punterà alle emissioni zero.

Una rivoluzione che riguarda gli immobili a scopo residenziale e quelli a uso statale. Sono previste esenzioni ma, in linea generale, le norme sono queste.

Tradotta in cifre, si tratta di una stangata che potrebbe costare fino a 60 miliardi di euro e che può gravare sulle spalle dei cittadini in ragione di decine di migliaia di euro ognuno.

L’Italia è un caso particolare

Prima di procedere con qualche consiglio per evitare il peggio, occorre aprire una breve parentesi sul contesto italiano. L’Associazione nazionale dei costruttori edili (Ance) ha stimato che 9 milioni di edifici residenziali italiani non rientrerebbero negli standard minimi imposti dall’Ue. Si tratta di immobili che andrebbero ristrutturati e questo già taglia le gambe alla possibilità di non mettere mano al portafoglio per rientrare nei parametri europei.

Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, ha già palesato che la direttiva sulle case verdi non ha modo di esistere in Italia, perché il patrimonio immobiliare è antico, fragile e a suo modo prezioso. Condizioni queste che si trovano meno in altri Paesi Ue e che, a prescindere, non possono diventare insopportabili per i cittadini costringendoli a spese onerose da effettuare in tempi stretti.

Dello stesso avviso il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa, secondo il quale il problema delle abitazioni italiane è il consolidamento e non è invece da ricercare nei consumi.

Come evitare la stangata

La risposta breve è che oggi non c’è modo, a meno che non subentri un sistema di incentivi concertato tra l’Ue e gli Stati membri. C’è però il tempo di ragionare e di diluire le spese nel tempo, arrivando così al 2030 avendo già riassorbito l’investimento.

Le parole d’ordine, in questo senso, sono elettrodomestici, energie rinnovabili e interventi strutturali. Tutte voci che richiedono investimenti di una certa caratura dai quali sembra proprio impossibile svincolarsi.

La situazione è caotica e l’Ue non sta facendo molto per renderla più chiara: ogni Paese può contare su una percentuale di immobili a cui non estendere i diktat di Bruxelles ed è anche responsabile del sistema sanzionatorio da applicare a chi non si adegua.

Il primo consiglio su come evitare la stangata è il meno lungimirante ma, considerando il contesto di totale disordine attuale, non è implausibile: attendere. Aspettare che l’Ue sia più precisa, che venga stabilito un (per il momento ipotetico) sistema di agevolazioni di facile interpretazione e normato in modo cristallino.

Altrimenti è necessario provvedere alla ristrutturazione dell’immobile, andando per esempio a rivederne l’isolamento, la coibentazione.

I mutui verdi a condizioni agevolate

Nei casi in cui si voglia procedere in questa direzione esistono i mutui verdi, finanziamenti a condizioni agevolate destinati a chi intende migliorare l’efficienza energetica del proprio immobile in ragione almeno del 30%.

Sono di diverso tipo e possono essere impiegati anche per l’acquisto di una casa ad alta efficienza energetica (classi A o B). Sono mutui che vengono erogati a tassi di interesse ridotti e con piani di rimborso variabili a seconda dell’istituto di credito che li concede.

Sono mutui che possono coprire fino dall’80% al 100% del valore dell’immobile acquistato. Un investimento che tende ad aumentare il valore dell’immobile stesso e che può essere fatto secondo una doppia visuale: quella di rientrare nei parametri Ue e quella di mettere l’abitazione sul mercato.

Come migliorare gli immobili

Un altro modo per evitare il peggio è quello di procedere con la sostituzione progressiva degli elettrodomestici e istallare fonti di energia pulite, come i pannelli solari i quali, tuttavia, risolvono soltanto parzialmente il problema sollevato dall’Ue che riguarda soprattutto le emissioni.

C’è sempre l’ipotesi – oggi la più percorribile – del bonus elettrodomestici che pone dei limiti annuali di spesa e che, salvo decisioni diverse, sarà usufruibile anche nel corso del 2024. Si tratta sempre di mettere mano al portafoglio, certo, ma agire con abbondante anticipo rispetto al 2030 permette di assorbire almeno in parte l’investimento grazie ai risparmi energetici conseguiti.

A cosa fare attenzione

Chi vuole comprare casa deve essere più selettivo e tenere conto delle imposizioni Ue relative agli immobili di nuova costruzione che prevedono, tra le altre cose,

l’installazione di pannelli solari.

Comprare casa necessita quindi di ulteriori considerazioni rispetto a quelle attuali: alle questioni logistiche, ubicative ed economiche deve aggiungersi anche quella della sostenibilità.

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