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Nuovo redditometro, così il Fisco stana gli evasori: ecco come funziona

Il nuovo reddimetro sarà lo strumento ministeriale per scoprire chi evade il Fisco: ecco cos'è e come funziona. Il vice ministro Leo: "Più garanzie per i contribuenti"

Nuovo redditometro, così il Fisco stana gli evasori: ecco come funziona
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Con un decreto firmato dal vice ministro dell'Economia, Maurizio Leo, datato 7 maggio e pubblicato in Gazzetta Ufficiale, il Fisco tornerà a utilizzare il redditometro, utile per stanare gli evasori nel nostro Paese, ma in maniera diversa rispetto al passato. Con la reintroduzione di questo meccanismo, potranno essere controllati tutti i redditi a partire dal 2016 con la "determinazione sintetica" che, come spiega l'Agenzia delle Entrate, si basa "sul contenuto induttivo di elementi indicativi di capacità contributiva desunto dall'analisi di campioni significativi di contribuenti, differenziati anche in funzione del nucleo familiare e dell'area territoriale di appartenenza".

Come funziona il redditometro

Adesso, quindi, non saranno controllati soltanto beni immobili o quali investimenti vengono effettuati, ma sarà comparata la spesa effettiva del contribuente con quanto viene dichiarato. ll testo del decreto "individua le informazioni utilizzabili per determinare gli elementi indicativi di capacità contributiva presenti negli archivi in possesso dell'amministrazione finanziaria": nel dettaglio, sono state individuate 11 tipologie di nuclei familiari e cinque diverse aree nazionali per le indagini a campione del Fisco e analizzare le spese presunte. In una tabella allegata al decreto vengono anche indicate "alcune categorie di beni e servizi detenuti, a qualsiasi titolo, dal contribuente, per i quali non si dispone dell'ammontare della spesa di mantenimento effettivamente sostenuta, che viene, pertanto, determinata applicando una spesa minima presunta rappresentativa del valore d'uso del bene o del servizio considerato".

Le novità

Secondo il nuovo redditometro, saranno considerate "sostenute dal contribuente" tutte quelle spese "effettuate dal coniuge e dai familiari fiscalmente a carico"; al contrario, non faranno parte delle spese della persona fisica ciò che riguarda beni e servizi se si riferiscono "esclusivamente ed effettivamente all'attività di impresa o all'esercizio di arti e professioni, sempre che tale circostanza risulti da idonea documentazione". Con la determinazione sintentica, al contribuente verrà data la possibilità di dimostrare eventuali spese derivate da altri redditi nel periodo di imposta preso in considerazione ma che sono "legalmente esclusi dalla formazione della base imponibile, ovvero da parte di soggetti diversi dal contribuente".

Infine, è prevista la "prova contraria" che servirà per dimostrare "che le spese attribuite hanno un diverso ammontare" e "che la quota del risparmio utilizzata per consumi ed investimenti si è formata nel corso di anni precedenti". In conclusione, il redditometro servirà per comprendere la provenienza del denaro epr gli acquisti di immobili, automobili, seconde case ma anche le spese per le bollette: tutte le voci che rientrano in una certa capacità di spesa dovranno essere riscontrate secondo quanto dichiarato.

Le parole del vice ministro

Sul redditometro ha voluto specificare che non si tratta di un ritorno al passato ma ai "limiti" del potere discrezionale dell'amministrazione finanziaria: lo ha specificato il viceministro dell'Economia, Maurizio Leo. "Il centrodestra è sempre stato contrario al meccanismo del redditometro introdotto nel 2015 dal Governo Renzi. Il decreto ministeriale pubblicato in questi giorni in Gazzetta mette finalmente dei limiti al potere discrezionale dell'Amministrazione finanziaria di attuare l'accertamento sintetico, ovvero la possibilità del Fisco di contestare al contribuente incongruenze fra acquisti, tenore di vita e reddito dichiarato. Potere previsto dall'ordinamento tributario fin dal 1973".

Nel dettaglio, il vice ministro ha spiegato che il decreto corregge una stortura che si era venuta a creare nel 2018 con il primo governo Conte che abolì il dm del 16 settembre 2015, "il cosiddetto redditometro del Governo Renzi e aveva contestualmente stabilito che si dovesse emanare un nuovo decreto con dei paletti precisi a garanzia del contribuente, in modo da limitare al minimo il contenuto induttivo dell'accertamento, e privilegiando sempre il dato puntuale a garanzia del contribuente".

Infine, il vice ministro sottolinea che "non c'è alcun ritorno al vecchio redditometro ma solo più garanzie per i contribuenti. In più, il centrodestra conferma l'impegno per combattere i grandi evasori fiscali, in un contesto di totale rispetto dei diritti dei contribuenti".

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