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La tua banca è solida? Ecco i parametri da tenere d'occhio

Per essere sicuri di non trovarsi di fronte a brutte sorprese, ecco i fattori che un'istituto di credito deve possedere per non incorrere nel rischio fallimento

La tua banca è solida? Ecco i parametri da tenere d'occhio

La crisi che in Borsa ha colpito lo scorso fine settimana Deutsche Bank ha fatto tremare ancora una volta i correntisti. Dopo quanto accaduto a Svb e Credit Suisse, un'ulteriore mazzata dalla banca tedesca ha messo in allarme i cittadini: che fine faranno i miei soldi? Innanzitutto, è bene rassicurare che in Europa non c'è stato nessun crack finanziario dopo le vicende che abbiamo letto da oltreoceano e i nostri risparmi sono al sicuro.

Le certezze

Per chi non lo sapesse, tutti i conti su cui è depositata una somma fino a 100mila euro saranno sempre e comunque garantiti per ogni singolo cittadino e non ci saranno mai oneri da pagare. Evidenziata questa importante certezza, però, gli italiani vorrebbero sapere se la loro banca è al riparo da eventuali scivoloni futuri: per questo motivo, il Corriere della Sera ha messo in evidenza alcuni parametri prendendo in esame le tre banche italiane più grandi, ossia Intesa, Unicredit e Banco Bpm e i tre gruppi non nazionali con la maggiore presenza nel nostro Paese: Crédit Agricole e Bnp Paribas (dalla Francia) e la Deutsche Bank tedesca.

I parametri da considerare

Innanzitutto, più grandi si è più difficile è fallire: in questo senso il primo parametro che va preso in esame riguarda i Total Assets, ossia il numero di utenti attivi complessivi. Il quotidiano di via Solferino fa sapere che alla fine dell'anno scorso Bnp Paribas aveva nel suo salvadanaio 2.670 miliardi di euro che riguardano questo parametro. Altri due sono propri del capitale bancario: ecco che spunta il Cet ratio 1 utile a coprire il denaro liquido come contanti e azioni confrontandolo con le attività di quella banca ponderate per il rischio. La Bce (Banca Centale Europea) fa sapere che questo indice deve essere maggiore dell'8% e tutte le nostre banche si trovanno abbondantemente al di sopra di questo numero di sicurezza.

Il Tcr (Total Capital Ratio) è invece quell'indice che "esprime il rapporto tra il patrimonio di vigilanza di un istituto di credito e i crediti concessi ai clienti ponderati per il rischio. In sostanza, con questa misura si vuole definire quanto la banca sia in grado di restituire il denaro ai propri clienti attraverso la garanzia del proprio patrimonio a sostegno degli impieghi effettuati", spiegano gli esperti di BorsaeFinanza. Più alto sarà questo parametro, maggiori garanzie si avranno per i clienti e, pure stavolta, le banche italiane sono ben al di sopra della soglia minima del 10% che vuole la Bce.

Proseguendo con i parametri da tenere sott'occhio c'è Lcr (Liquid coverage ratio), che altro non è che l’indice di liquidità di una banca: la Bce ha fissato al 100% la base sotto la quale non si deve finire e l'Italia sta benissimo con Intesa vicina al 192%, Unicredit con più di 200 miliardi di euro liquidi nelle sue casse e Banco Bpm con 38 miliardi liquidi. Infine ecco l’Nsfr (Net Stable Funding Ratio), che "chiede alle banche di mantenere un profilo di finanziamento stabile in relazione alle loro attività e attività fuori bilancio" per ridurre "la probabilità che gli shock che interessano le fonti di finanziamento abituali di una banca possano erodere la sua posizione di liquidità, aumentandone il rischio di bancarotta", spiegano gli esperti di Bbva.

Anche in questo la soglia non deve scendere al di sotto del 100% e, pure stavolta, i risultati italiani sono molto più che soddisfacenti.

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