«Clandestini e criminalità? Il problema c’è e va risolto»

Marzio Barbagli è stato uno dei primi nel nostro paese ad affrontare il rapporto fra immigrazione e criminalità. E lo ha fatto da sinistra. Sociologo all’università di Bologna, ha raccolto gli studi degli ultimi anni nel libro Immigrazione e sicurezza in Italia (il Mulino).
Le parole di Berlusconi hanno suscitato polemiche, soprattutto da sinistra. Ma esiste un legame fra criminalità e immigrazione irregolare?
«La risposta è sì. Però dobbiamo specificare, cioè fare riferimento ad alcune forme di criminalità: alcuni reati sono commessi soltanto da italiani, come tutti quelli dei potenti o dei dipendenti pubblici; mentre è frequente che l’immigrato commetta altri reati, come alcuni tipi di furto o di rapine».
La distinzione fra regolari e clandestini è cruciale?
«Sì, ci sono differenze a seconda dei reati. Alcuni, come quelli legati al traffico e allo spaccio di stupefacenti, sono commessi quasi esclusivamente da immigrati senza permesso di soggiorno. Una percentuale che non è invece così alta negli omicidi».
Il tema si presta al dibattito ideologico...
«Beh, la sinistra dice subito: razzisti, la destra replica: difendete a scatola chiusa. Però le parole di Berlusconi erano chiaramente riferite ai clandestini».
In ogni caso lei ha cominciato a studiare l’argomento partendo da una cultura di sinistra...
«Sì. Io voto a sinistra. Ma faccio il ricercatore. E dico che le differenze sono importanti. Per cui l’influenza dell’immigrazione irregolare esiste per certe forme di criminalità, ma non per tutte. Anche se alcune comunque sono gravi, come gli omicidi e le violenze sessuali, che sono commesse più dagli irregolari».
Allora perché spesso c’è la percezione di una pericolosità dell’immigrazione?
«Basta guardarsi in giro: gli spacciatori, per esempio, sono molto spesso immigrati. E questo è sotto gli occhi di tutti, ormai da vent’anni. Così per lo sfruttamento della prostituzione, che è gestito soprattutto da stranieri. Anche se, ribadisco, alcuni reati sono commessi solo da italiani».
Gli immigrati sono il 6 per cento della popolazione. Come autori di alcuni reati la percentuale di clandestini denunciati non è sproporzionata?
«Per alcuni sì. Per esempio per le rapine sulla pubblica via (non quelle in banca, che sono “territorio” degli italiani); i borseggi, dove si arriva addirittura al 68% sul totale dei denunciati; i furti in appartamento; le violazioni della legge sugli stupefacenti, dove arrivano al 34%».
Ma il numero di immigrati denunciati è aumentato?
«Per alcuni reati sì. Per le violazioni della legge sugli stupefacenti c’è stato un aumento costante, tranne nei momenti successivi alle leggi sull’immigrazione, la Turco-Napolitano e la Bossi-Fini».
Gli stranieri autori di violenze sessuali sono passati dal 9 al 40 per cento in vent’anni. Non è un aumento forte?
«Sì, anche se i dati su questi reati sono meno affidabili, perché spesso non vengono denunciati. Sia da parte delle italiane sia, ancora di più, da parte delle straniere. Comunque un aumento c’è stato».
Come si spiega?
«In questi casi quello che influisce è soprattutto la rete sociale in cui vive la persona: se è ben inserita è più difficile che commetta reati perché, oltre a finire in carcere, rischia di perdere la faccia di fronte agli amici e di causare un dolore alla famiglia».
In Italia il problema è maggiore che in altri paesi?
«Non direi. Rispetto a Francia, Germania, Svezia o Gran Bretagna la differenza è che da noi riguarda soprattutto immigrati irregolari di prima generazione, e non quelli di seconda, come nel caso delle banlieue parigine».
Ma parlare di un legame fra immigrazione irregolare e criminalità è ancora scabroso per alcuni?
«Solo in parte. È stato affrontato da alcuni leader della sinistra, che pensano sia un problema e hanno cercato delle soluzioni. Purtroppo è uno di quei temi che richiederebbe uno spirito bipartisan per essere risolto e invece è un terreno molto fertile per le polemiche ideologiche. Il punto è che continuiamo a parlarne».
Quindi il problema c’è?
«C’è ed è importante, non può essere negato, per quanto riguarda alcuni strati di irregolari che commettono certi reati. Però deve ancora essere risolto.

Le nuove norme devono ancora dare esiti: la strada è lunga e difficile. In passato le due leggi sull’immigrazione, anche se temporaneamente, hanno dato risultati: questo ci dice che il problema può essere affrontato. E ci dà la speranza che la legge possa almeno ridurne l’entità».

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