(...) I fondi per le spese d’ufficio sono via via diminuiti e passati dagli 873mila euro del 2001 ai 400mila del 2006. Quelli per le fotocopie si sono ridotti di un terzo in tre anni: da 978.586 euro del 2004 a 348.000 del 2006. «Buona parte dei fondi del 2006 - ha spiegato il magistrato - sono arrivati, a seguito dell’ennesimo allarme di questa presidenza e solo a dicembre e sono serviti a pagare debiti già accumulati».
Ancora peggiore è la situazione dei fondi per l’informatica: «Abbiamo ricevuto solo 20mila euro per il 2005, sicché i 116mila pervenuti nel 2006 sono serviti per pagare parte dei debiti pregressi». Attualmente, secondo quanto ha spiegato il magistrato, il debito nei confronti dei fornitori ammonta a 120mila euro: «Né l’alba si intravede: alle nostre ultime richieste di un’urgente assegnazione e di conoscere almeno le disponibilità per il 2007, il governo ha risposto che allo stato attuale le previsioni di bilancio non sono sufficienti neppure alla copertura delle spese continuative come i canoni di gestione della rete informatica e l’assistenza tecnica». Eppure, a fronte di un fallimento annunciato la Corte d’appello e il Tribunale di Milano hanno liquidato in un anno qualcosa come 5 milioni (milioni) di euro per il gratuito patrocinio. Una spesa definita «abnorme» da Grechi «soprattutto perché incontrollata». Questi soldi sono serviti a coprire «in gran parte le difese penali d’ufficio a favore di imputati irreperibili o ammessi al gratuito patrocinio unicamente per un perverso meccanismo che non consente un serio accertamento delle loro condizioni economiche». Senza mettere in discussione il diritto per i non abbienti di avere una difesa «dubitiamo che esista un altro Stato - ha aggiunto Grechi - che senza neppure accertare le reali condizioni economiche, paghi la difesa di soggetti immeritevoli, magari ignari che sia stato proposto l’appello o il ricorso in loro favore». Non ha lesinato critiche alle risorse destinate dalla Finanziaria alla giustizia neppure il procuratore generale della Repubblica di Milano, Mario Blandini: «Per il triennio 2007-2009 il Governo ha previsto una riduzione ulteriore delle risorse del 13 per cento». Blandini si chiede come il ministro della Giustizia Clemente Mastella possa pensare di «incrementare il numero delle udienze», quando «la lesina così drastica dei mezzi finanziari accentuerà inevitabilmente la crisi di efficienza della giustizia».
Parlando delle risorse, il sottosegretario Daniela Melchiorre presente alla cerimonia ha lasciato poche speranze visto che «l’attuale congiuntura economica costituisce un ostacolo al superamento dell’attuale gestione del sistema giudiziario». Ma ha aggiunto che «a breve saranno presentate proposte di riforma che prevederanno sanzioni per chi con colpa e malafede rallenta l’attività della giustizia», magistrati compresi. I tempi della giustizia: ecco il secondo spinoso capitolo.
Nel settore civile le domande sono 50mila, mentre arrivano a 25mila quelle rivolte ai giudici di pace. In primo grado vengono smaltite tutte le domande mentre sembra impossibile «aggredire» l’arretrato. Inadeguata, invece, secondo Grechi, la capacità di smaltimento delle cause da parte della Corte d’appello. Migliore la situazione nel penale: 27mila fascicoli, durata media dei processi di 6-7 mesi, 7-9 mesi davanti ai giudici di pace e da 16 a 14 mesi in appello. Le conclusioni su un malato giustizia più sofferente che mai Grechi le affida paragonando l’amministrazione giudiziaria alle grandi infrastrutture.
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