Roma

Colleferro-Anagni, al via la bonifica del territorio

Inizia oggi la bonifica della zona industriale di Colleferro-Anagni, interessata da uno dei più grossi casi di inquinamento industriale mai verificatosi negli ultimi anni in Italia. La bonifica dell’area durerà almeno otto mesi e si concretizzerà nella rimozione di circa 32 mila metri di terreno contaminato da varie sostanze: fitofarmaci, idrocarburi pesanti e mercurio. Adiacenti a quest’area verranno, inoltre, realizzati dei pozzi per raccogliere e depurare le acque.
L’intervento è stato deciso la settimana scorsa nel corso di un Tavolo tecnico convocato presso la Regione con i sindaci dei Comuni della Valle del fiume Sacco interessati dal dramma. Anche e soprattutto sulla popolazione, infatti, le conseguenze dell’inquinamento sono pesantissime: da una prima analisi a campione condotta dagli specialisti del dipartimento di epidemiologia della Asl RmE, infatti, 135 persone sono risultate contaminate in maniera irreversibile, mentre altre 700 di quelle «campionate» sono esposte al rischio derivante dal beta esaclorocicloesano, una sostanza inquinante derivante dal lindano, un potente insetticida bandito dal 2001 ma che evidentemente è stato prodotto anche dopo nelle fabbriche della zona a sud di Roma.
I test finora sono stati condotti su 246 persone delle 440 contattate «ma ne restano da analizzare almeno altre 700, che consideriamo ugualmente esposte al rischio» ha spiegato Carlo Perucci, direttore del dipartimento di epidemiologia della Asl romana. «Secondo le nostre proiezioni - ha aggiunto Perucci - almeno il 55% di queste persone dovrebbe risultare contaminato in maniera irreversibile, visto che il beta esaclorocicloesano ha una vita lunga, è solubile nei grassi, sembra oramai entrato nel ciclo alimentare e non viene metabolizzato dal corpo umano». I controlli riguarderanno tutti coloro che, almeno dal 2005, abitano nel raggio di un chilometro dal letto del fiume Sacco, nei Comuni di Colleferro, Segni, Gavignano, Sgurgola e Morolo. Si tratta quindi di decine di migliaia di residenti per i quali è stato deciso un programma di sorveglianza sanitaria, con tanto di sportello informativo sulla contaminazione, aperto nelle due Asl di riferimento, Roma G e Frosinone.
«La contaminazione - ha sottolineato lo stesso dottor Perucci - aumenta con l’età delle persone e con la vicinanza al fiume Sacco e c’è il grande problema che non si perderà mai per il resto della vita. Il betaclorocicloesano è una sostanza che viene associata a problemi con il metabolismo e ad alcune patologie specifiche, dal diabete al morbo di Parkinson. Gli scienziati però ancora non sanno dire se i contaminati avranno qualche danno, di che tipo e quando questo si manifesterà».
Certo, l’eccessivo allarmismo allo stato attuale è fuori luogo. È anche vero che nell’area a cavallo tra le due province c’è stato un discreto aumento di tumori mortali, riconducibili però a casi di lavoratori esposti all’amianto. Ma sulla vasta area aleggia anche lo spettro della crisi economica dovuta allo stop che potrebbero subire le tante attività agricole e zootecniche che insistono in questa zona pianeggiante. La Coldiretti Lazio è intervenuta sul problema preannunciando la volontà di costituirsi parte civile nell’accertamento delle responsabilità del grave inquinamento.

Una responsabilità che la Coldiretti vede anche a livello istituzionale e per la quale chiama in causa il presidente della Regione Lazio Marrazzo.

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