«Com’è buona la maialina da latte...». Quante spiate inutili

MilanoChe senso ha. A chi interessa. A cosa serve. Sono stralci di vita privata. Sono chiacchiere. Confidenze. Semplici conversazioni. Qui non c’entrano i reati. Questa non è la grande rete di Bisignani. È la vita di tutti i giorni che passa da un telefonino. Puro, personalissimo cazzeggio. Con l’unico difetto di passare attraverso Bisignani e il suo cellulare.
È il grande orecchio che ascolta a strascico, fino a mettere nero su bianco e rendere pubblico - come riportato ieri dal Giornale - anche il dramma di una malattia. Ma nelle carte depositate dai pm napoletani c’è molto altro. Ci sono - certo - elementi utili all’inchiesta. Ma ce ne sono a palate che con l’inchiesta non hanno nulla a che fare. Irrilevanti sotto ogni profilo, a partire da quello penale. L’unico, in realtà, che dovrebbe interessare ai magistrati. E invece la grossolana selezione del materiale investigativo - se selezione c’è stata - fa il pieno delle «vite degli altri». Consegnando agli atti un universo confidenziale, familiare, intimo. Persino grottesco, se calato nella trama della «grande cospirazione». Per capirsi: serve, al pm, sapere com’era cotta la «maialina da latte»?
Perché anche una «maiala di otto chili» viene consegnata ai posteri. È importante sapere che il 4 novembre del 2010, alle 20.48, Bisignani prende in mano il telefono per sentirsi dire che «adesso siamo qua intorno al fuoco che abbiamo finito di mangiare, praticamente non è rimasto niente, solo una coscetta»? O che «Mamma mia, sai quella con la crosticina proprio croccantina? Era proprio una maialina da latte». «Ah, proprio una maiala?». «Sì». «Una maiala». «Sì, di otto chili». «Uhm». «Tipo sarà stata di quaranta giorni». Fondamentale, per l’inchiesta.
Come imperdibile è la lista della spesa del 31 ottobre scorso, nemmeno fosse un colloquio fra nacrotrafficanti. E invece «ho fatto la spesa, ho trovato la verdura». Ecco, Bisignani ha fatto la spesa e ne parla al cellulare. «Ho trovato la carta igienica e il pane». «Bravo, senti ti ho chiamato perché sono qui al frantoio». «Sì». «Ti volevo dire, che tipo di verdure hai?». «Melanzane, ho melanzane e insalata e finocchi». «Finocchi, insalata e melanzane?». «Sì». «Allora le dico (alla cuoca, ndr) di fare le melanzane al funghetto, al pomodoro, quelle ripassate in padella». «E anche i pomodorini piccoli ho preso». «E hai preso tutto per fare i tagliolini, la panna...». «La panna non c’è». «Ci vuole il burro, il burro». «Il burro, il parmigiano - conclude Bisignani - ho preso tutto». Tutto buono. Tranne a dimostrare l’esistenza di una loggia segreta chiamata P4.
Dev’essere invece un linguaggio in codice, quando al gran manovratore d’Italia - il 27 settembre 2010 - dicono «a \ ho comprato la bicicletta». «Fantastico». «È molto contenta adesso, niente, l’aspetto questo pomeriggio, siccome \ è andato a prendere la Thundra e la sta riportando ad Ansedonia e mi ha riportato l’Audi». «Sì». «Mi puoi venire a prendere te con l’Audi? Ma io dovrei andare direttamente in centro dal parrucchiere». «Ci possiamo mettere d’accordo tra un po’?». «Eh, basta che... altrimenti mi venga a prendere qualcuno con l’Audi». «Su questo stai tranquilla». «La posso lasciare in centro, perché io vado direttamente in centro». «Sì sì, perfetto, ci sentiamo dopo. Ciao». Questo è quanto. Il parrucchiere. Eppure, la conversazione è rimasta agli atti.
E avanti così, pagine su pagine di dialoghi familiari, fra amici, o anche fra personaggi famosi ma i cui discorsi nulla hanno a che fare con le accuse messe in piedi dai pm. C’è una giornata passata a visitare una fiera di nautica e «ho visto un sacco di cose belle», racconta entusiasta Bisignani. C’è il pomeriggio di pioggia passato al campo da tennis dove «Bisi» si è «preso una “fracicata” giocando, a un certo punto sono dovuto fuggire». «Ma con questo tempo, scusa!». «No, ma stavo giocando bene, stavo pure vincendo», racconta il faccendiere. E poi c’è Flavio Briatore che, il 5 novembre scorso, domanda a Bisignani per quale motivo il suo libro sia così difficile da trovare nei negozi, però guarda che «a Cuneo ne abbiamo comprate 32 copie, tutte quelle che c’erano!». E c’è anche lui. Silvio Berlusconi. Non è il premier che parla al cellulare con Bisignani, ma Briatore lingualunga che parla di lui.

«Sta al compleanno di Putin in un posto segreto vicino a San Pietroburgo \, hanno organizzato una festa, c’erano fai conto venti ragazze che ballavano, ma venti super-fighe!». «Ammazza! - ride Bisignani - Detto da te poi...». Ergo, domanda a Woodcock: ma venti fighe fanno reato?

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