Poteva andare meglio, ma poteva anche andare molto peggio: nonostante le minacce dei talebani, circa la metà (secondo stime estremamente provvisorie) degli afghani è andata a votare, e gli islamisti non sono riusciti a sferrare quell'attacco in grande stile che molti temevano e che avrebbe potuto indurre molti altri cittadini a restarsene a casa. Non si sono materializzati neppure i 20 attentatori suicidi che, secondo i talebani stessi, si sarebbero infiltrati nella capitale. Certo, l'affluenza alle urne è stata assai inferiore al 2004 e molto diversa nelle varie regioni del Paese: alta al Nord, abitato da tagichi e uzbechi, buona nell'Ovest controllato dagli italiani, decisamente bassa in alcuni distretti meridionali dove la guerriglia infuria. Un inviato del NewYork Times a Khan Nehsin, una cittadina sede dell'unico seggio che è stato possibile aprire in un distretto con 35-40.000 abitanti, riferisce che i votanti non sono stati più di trecento. Con il senno di poi, è stato forse un errore ricorrere alla pratica di marcare le dita dei votanti con inchiostro indelebile per evitare il doppio o triplo suffragio: questo permetterà infatti ai talebani di individuare facilmente chi si è recato ai seggi e a punirlo, come hanno già fatto con due contadini trovati impiccati. Per assurdo che possa sembrare, la cifra di 26 morti, tra militari e civili, denunciati dalle autorità viene considerata - date le premesse - più che accettabile; e i commenti soddisfatti del presidente Karzai, del segretario generale della Nato Rasmussen, dell'inviato del presidente Obama Holbrooke e del rappresentante dell'Onu Eide non devono essere considerati solo di maniera.
Se il primo ostacolo è stato superato senza eccessivi danni, altri ne rimangono prima che questa elezione possa essere considerata un successo. Le urne erano ancora aperte quando hanno cominciato a fioccare le accuse di brogli da parte degli avversari di Karzai e molte altre sono attese nelle prossime ore: si parla di urne riempite in anticipo di schede a favore del presidente, e di intimidazioni nei confronti degli elettori da parte delle milizie dei vari signori della guerra che gli hanno promesso il loro appoggio. Altre irregolarità appaiono inevitabili nel corso dello scrutinio, che dovrebbe durare un paio di settimane. Le ultime previsioni danno sempre Karzai vincente, ma la scarsa partecipazione al voto nelle province abitate dai Pashtun, che nel 2004 votarono in massa per lui, potrebbe costringerlo al ballottaggio con il suo principale avversario, l'ex ministro degli Esteri Abdullah Abdullah; e sarebbero altre sei settimane di tensione e di attentati.
Sia l'America, sia gli altri Paesi che partecipano all'Isaf hanno avuto un ruolo essenziale nel garantire la sicurezza dei seggi, ma hanno fatto il possibile per tenersi fuori dalla contesa elettorale, per evitare che gli afghani avessero l'impressione che il nuovo presidente fosse loro imposto dagli stranieri.
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