Il commento Nato, il ritorno della Francia manda l’Italia in “B”

Aggiungi un posto a tavola, c'è una Francia in più! La Nato celebrerà, durante il prossimo vertice dell'Alleanza, ad aprile, il ritorno del figliol prodigo, che dopo 43 anni rientrerà nella organizzazione militare integrata. Ma questo ritorno, che ribalta la scelta di De Gaulle, il quale nel 1966 decise l'uscita dalla struttura militare, ma non da quella politica della Nato, avrà l'effetto di un terremoto.
Il presidente Sarkozy ha ragione nel dire che oggi l'autoisolamento di Parigi danneggia solo la Francia, la quale prende parte a tutte le missioni militari Nato, ma non influenza le scelte strategiche o la definizione della politica militare e non è presente nei suoi comandi.
Ora Parigi rivendicherà, con piena ragione, una presenza in tutti i comandi alleati, a partire da quello più importante, che si trova a Mons, in Belgio. Una presenza che rifletterà il suo peso militare e richiederà l'assegnazione di alcune delle cariche più prestigiose. Questo vuol dire che i «vecchi» partner dovranno ridimensionarsi. In Italia c'è già qualche preoccupazione per la sorte del comando Nato con sede a Napoli, che già ha perso la componente aerea in favore della Turchia. Dati i costi astronomici di un trasferimento, per ora non ci sono rischi, ma in futuro, nel quadro di un «dimagrimento» della bulimica organizzazione attuale, le cose potrebbero cambiare. Gli ufficiali francesi saranno presenti in tutti gli staff, e visto che non ha senso aggiungere caselle in strutture ipertrofiche, qualcuno perderà sedia e incarico. Nella nuova Nato i «grandi» saranno quattro: Usa, Gran Bretagna, Francia e Germania. L'Italia passerà in serie B, ci piaccia o no.
Parigi potrà anche condizionare più efficacemente ogni eventuale nuova sortita americana in favore di un eventuale ulteriore ampliamento dell'Alleanza verso est (a partire da Georgia e Ucraina) in assenza del placet di Mosca, per non parlare delle velleità di Washington di trasformare la Nato in alleanza globale, con l'ingresso di Australia e Giappone.
La presenza della Francia nella struttura militare integrata atlantica faciliterà i rapporti con le analoghe strutture europee, di fatto ancora in nuce a dispetto della retorica. Parigi peraltro ora ha meno motivi per promuovere un’Europa della Difesa ed un futuribile esercito europeo.
In ogni caso l'assestamento della Nato e la definizione dei nuovi equilibri richiederà tempo.

Parigi dovrà sostenere costi non indifferenti per portare pienamente il suo strumento militare agli standard Nato: la marcia di avvicinamento è in corso già da qualche tempo, ma passare dalla interoperabilità alla piena integrazione richiede molto più che un voto favorevole del Parlamento. E questo Sarkozy ha omesso di precisarlo quando ha perorato la sua storica svolta in senso atlantico.

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