Contro il doping un reality sul ciclismo

L’idea del patron di Amore&Vita: «Ho un team pulito che non vince. Vorrei con me Cipollini, dall’alto della sua esperienza»

da Bologna

Criticati da molti, ecco il potenziale reality show con un fine nobile, un reality show sul ciclismo professionistico per battere il doping. La proposta è stata avanzata da Ivano Fanini, patron di Amore & Vita McDonalds, che ha messo i corridori della sua squadra a disposizione del progetto. Tutto lo staff Amore & Vita è pronto a partecipare, a cominciare dai direttori sportivi, Pierino Gavazzi, ex ciclista, e Roberto Pelliconi. Non solo: il patron intende mettere a disposizione anche un ritiro, in un bel luogo, che può ospitare 24 ore su 24 una trentina di persone, compreso un ex campione del mondo con cui è in causa. «Voglio proporre il reality anche a Mario Cipollini, dall'alto della sua esperienza. In tal caso, sarei pronto a rivedere le mie richieste di risarcimento a suo carico per non aver rispettato il contratto che gli imponeva di concludere la carriera nella mia squadra», spiega Fanini.
L'inedito progetto arriva dopo una riunione sul bilancio di fine stagione 2006, che è stato deludente per la squadra toscana. Non era mai accaduto che il team avesse un rendimento così scarso. La squadra, pur portando avanti una concreta linea antidoping al proprio interno, ha sempre ottenuto da 10 a 20 vittorie l'anno. Quest'anno appena tre, con solo due o tre al traguardo. «Una situazione diventata insostenibile. Non posso pretendere che vincano se davvero sono puliti - anche se soltanto su pochi di loro metterei la mano sul fuoco -, ma se quanto affermano i miei ragazzi è vero, allora propongo un reality show in cui si metta a nudo il ciclismo in tutti i suoi aspetti, dall'allenamento alla vita da corridore, dalla preparazione medica all'alimentazione, dalle strategie di gara fino al culmine della corsa vera e propria. Il ciclismo è metafora della vita, l'interesse maggiore di un reality sul ciclismo di oggi è sicuramente rivolto al doping. Tutti gli scandali che si susseguono dimostrano che ora si vince quasi esclusivamente grazie ai medicinali dopanti.

Se facciamo vedere al mondo che i corridori spiati 24 ore al giorno da puliti non possono in nessun modo fare risultato o addirittura non arrivare a finire le corse pur essendo dei talenti è un caso. Sarebbe anche un reality educativo».

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