Politica

La contropartita chiesta ai sindacati: 60mila impiegati in meno in tre anni

Non ci saranno tagli ma ridistribuzione di incarichi. E più mobilità interna

da Roma

È un pezzo importante, sicuramente il più delicato, di quella contropartita che il governo ha chiesto ai sindacati per gli aumenti di stipendio ed è contenuta in uno documento intitolato «Favorire un programma di mobilità per aumentare la qualità dei servizi pubblici». Sono quattro pagine che non fanno parte dell’accordo siglato ieri notte, ma che rimangono il principale punto di riferimento per il governo.
La parte centrale è quella sulla riduzione degli occupati nel pubblico impiego. In tutto 110mila dipendenti pubblici in meno entro il 2007. Di questi 50 mila sono già stati realizzati nel periodo 2003-2004. Quindi l’obiettivo, in linea con quanto previsto dalla finanziaria del 2005, è di far calare ancora il numero degli impiegati pubblici di altre 60 mila unità nei prossimi tre anni.
Non si tratta di tagli che mettono a rischio l’efficienza dell’amministrazione. «La riforma dei servizi pubblici necessita in larga parte di una razionalizzazione e un migliore utilizzo delle risorse umane. Il recupero di qualità dei servizi pubblici non significa solo riduzione di organici bensì implica una diversa distribuzione per funzioni», si spiega nel documento. Con l’introduzione dei servizi on line, nella pubblica amministrazione ci saranno eccedenze in alcune «filiere» dello Stato quali «anagrafe, gestione amministrativa e contabile del personale, acquisti e forniture». Altre eccedenze potrebbero emergere dalla condivisione di banche dati, per esempio nel catasto. A tutto cioè il governo farà fronte «con processi di reimpiego, di mobilità e di accompagnamento verso altri posti di lavoro».
Un’altra priorità del governo è quella della riduzione del personale destinato a compiti di «autoamministrazione». Si tratta di quei pubblici dipendenti che si occupano del funzionamento dell’amministrazione come la gestione del personale, la gestione delle risorse finanziarie e logistiche. Oggi sono il 35 per cento e il governo punta a ridurle al 20 per cento.
C’è poi il capitolo della mobilità all’interno dell’amministrazione che - anche se il documento non lo dice - è strettamente legato alla riforma federalista dello stato. Il governo vuole realizzare, con il concorso delle regioni, rimuovere i vincoli alla mobilità dei dipendenti che hanno provocato «vuoti di organico del 60 per cento dei posti in alcune regioni». Il programma interesserà 50mila persone, dipendenti dell’amministrazione centrale dello stato che potrebbero essere assegnati agli uffici delle regioni o degli enti locali. Strettamente legato a questo punto, c’è la reintroduzione dell’obbligo di permanenza nella sede di prima assegnazione per 7 anni.

Questo per evitare che un impiegato che vince il concorso per una sede, chieda subito dopo l’assunzione il trasferimento ad un’altra.

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